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« il: 27 Febbraio 2013, 09:15:21 »
Una volta le Entry Level, ossia le moto che per vocazione erano destinate ad un pubblico di novizi, avevano poche ma ben precise caratteristiche:
- un telaio permissivo con sospensioni non troppo sostenute
- una cilindrata medio-piccola con erogazione morbida
- un discreto comfort di guida
- sete contenuta e costi di manutenzione ragionevoli.
Avevano la pregevole funzione di erudire, con una relativa bonarietà, il possessore sui rudimenti della guida, sulla padronanza del mezzo, sulla conoscenza delle cose da fare in determinate situazioni. In altre parole, servivano ad allevare un motociclista in erba.
Da quel che vedo oggi, una Entry-Level attuale è una moto che può avere due facce ben distinte:
- componenti molto modeste e motore fiacco, prezzo contenuto a fronte di una mediocrità a 360°
- motorizzazione al top, possibilità di accessori pressochè infinita per quello che definisco “effetto compensativo”, tutta una serie di servo assistenze in grado di supplire alla carenza di capacità di guida. Costo elevato e prestazioni di tutto rispetto, consumi alti e manutenzione pari a qualsiasi altra moto.
Un fenomeno, quello dell’ultima categoria ipotizzata, che porterà sempre più in alto il numero di quelli, già copiosamente presenti, che non azzeccano una traiettoria che è una, pur mantenendo andature dalla media elevata; che si sentiranno autorizzati a forzare il passaggio in posti improponibili e spazi ridottissimi “tanto ho la moto”, cosa che vedo ogni giorno già da qualche anno con allarmante frequenza. Una frequenza che, finita la ricarica del Jolly, porta necessariamente ad un aumento
- del lavoro delle unità mediche di soccorso,
- delle agenzie di stampa che riporteranno il titolone relativo al motociclista scamazzato fresco di giornata,
- del fatturato delle ditte di onoranze funebri e
- della diffidenza sociale nei confronti di chi in moto ci va per davvero.
Analisi plausibile?