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Topics - alex

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Filmati e foto / Riassunto lampo di una lunga questione
« il: 08 Aprile 2013, 21:38:57 »

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Notizie e curiosità / Claudio Guareschi
« il: 08 Aprile 2013, 13:18:17 »
A quanto pare se n'è andato anche lui.
http://www.riders-online.it/?p=9901

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Racconti & aneddoti / Nord-Sud-Ovest-Est
« il: 07 Aprile 2013, 10:47:56 »
Non importa da che parte si punta la ruota, su cosa siedi, non importa il colore, la marca, quanti cilindri ha, quanti cavalli.
Andiamo in moto, dissi scavalcando la sella, Per festeggiare se succede qualcosa di buono, per dimenticare se succede qualcosa di cattivo, e se non succede niente... per far succedere qualcosa.
La Statale mi scivola sotto il sole, ancheggia fra frutteti e vigne, cerca l'Europa nel tepore di giugno. Bassano, Schio, Rovereto, Mezzocorona, Trento, Bolzano, Brixen, sto risalendo la val d'Adige da solo, come un salmone che torna dal mare, il viaggio di ritorno alla sorgente di qualcosa, vado a cercare cosa sia quel qualcosa, forse lo troverò e forse no.

Vado dove l'autostrada sta ancora nelle fiabe o nei racconti dei giornali, la vedo e non ci lascia mai, ora a destra ed ora a sinistra, nella valle di cui segna l'identità di fiumi o foreste. Oltralpe, dove si chiama autobahn, l'autostrada è un nastro di asfalto steso senza tanti collegamenti minori.

Penso questo mentre passo sotto il viadotto sostenuto da giganti grigi che trasformano per un attimo il brontolio in urlo cupo, alfabeto morse in una lingua aliena, sono muto dietro la visiera mentre percorro questa valle che spacca le Alpi a metà, anche la visione periferica è stupenda. C'è il rumore del fiume (me lo immagino) il vento del nord che scende e parla di grandi tempeste della storia, le cime battute dal gelo e dall'arsura, il profumo di segherie e di kuemmel. Vantaggio della statale. L'Isarco, la val di Fleres con i ghiacciai. Nomi antichi: Malles, Truibulain, Matreis, Steinach, Schoenberg.

Quanto è più facile viaggiare andando al nord, dove l'aprirsi ed il richiudersi continuo delle valli ti fa altalenare i pensieri e li costringe alla difformità, ti perdi e ritorni, reale, fittizio, onirico, sostanza e astrattezza, senza fine, senza filo conduttore, così a caso. Finalmente. Penso ai viaggi di Anna Karenina: Ed ella aprì lo sportello; la tempesta ed il vento le si precipitarono incontro.
La realtà è il gestire quel vento fottuto che ti prende dietro una curva, schiaffoni che ti spostano di mezzo metro anche viaggiando oltre i 120 km/h. Abeti, svincolo, paesino, lago, abeti, scorre l'Austria, sta per arrivare l'Ungheria... Come sono finito qui?
La fuga al nord inizia venerdì11 giugno, pistonata tra le valli note, mai cartina, si va a memoria, si annusa la strada e la si riconosce, compagna ma non amica, io qui e lei lì, insieme stesse curve ma rimanendo distinti. In questa breve galoppata andata e ritorno ho voluto trattarmi bene, mi sono preso anche il lunedì, voglio andare a vedere come funziona l'altro mondo mi dico, ma forse voglio solo imbrogliare le carte.

Non calcolo attentamente i chilometri e la strada da fare. Da Arabba strada statale e poi ad Innsbruck virata a destra, allungando di molte ore che valgono la pena, riscendendo fino a Leoben tra i boschi dello Steyermark su asfalti desertici e perfetti, inorridendo all'idea dell'autobahn che ormai ho consumata con la macchina... voglio entrare presto in Ungheria per poi arrivare alla mia boa, Budapest. Quando, è ormai buio, vedo i ponti del Danubio, non so perchè ripenso ai treni per Auschwitz. Ma tanto oggi non ho mai saputo il perchè delle cose a cui ho pensato, che mi sono ritornate su da un pozzo chissaddove. Oggi va bene così.
Qui il tempo sembra fermarsi. Le ore non hanno più senso, le giornate ormai si sono dilatate, elastiche, le modello a mio piacimento, larghe strette lunghe corte, sul ritmo che definisco al momento aiutato da un sano menefotto e da nient'altro. Mi sveglio intorno alle 8 del mattino e vado a dormire dopo la mezzanotte, ma mentre lo faccio non ci penso. Che mangio, dove dormo? Lo saprò.

Solo oggi comprendo il motivo, il mio non è stato un viaggio, è stato un vagabondaggio, magari con le Sportec al posto di un paio di scarponi malconci, ma sempre un vagabondaggio. Non ha il risucchio della fine, l'accelerazione terminale che ti travolge, esiste solo la certa assolutezza di quel che hai intorno, che rimarrà quando il rombo del motore si sarà affievolito in lontananza. Persino la luna quella sera sembrava ferma.
Me ne accorgo sulla strada per Graz, direzione Sud, ritornando è cambiata totalmente la maniera di andare: l'assenza di una meta, l'inesistenza di un ritmo, l'andare in cerca di un chissadove, il cercare di non tornare mai mi ha portato fuori dal tempo. Verso Budapest ogni tappa era una appassionata bevuta di sensazioni esteriori verso l'est, qui no, ogni tratta è un viaggio a sè. Uno spazio che si apre al mattino e si chiude con il lancio degli stivali sul pavimento della stanza d'albergo. Mucche pezzate, pecore, pioggia, fiumi che si gonfiano da una sera al mattino successivo, campanili a cipolla, vecchi ricordi asburgici, le ragazze col Dirndl, i ragazzi sorridenti nella loro aria che sa di fieno caldo.

Rosso di tramonto, la strada di casa.

Quando riparto????

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Filosofia motoalpinistica / Pensieri di vita semplificata
« il: 07 Aprile 2013, 00:20:08 »
Oggi ho speso il pomeriggio seguendo un filo conduttore che non avevo chiaro nemmeno io. Le cose della vita si mescolano asssieme e spingono a prendere decisioni, e mentre giri sai che non hai idea di quali saranno, ma che poi saranno giuste. l'hai fatto per tante volte, una in più sai come inizia e sai che finirà per mettersi ordinatamente al proprio posto, tra quei nodi di scambio che intessono quell'intrico ferroviario che è la nostra esistenza.
E me ne sono andato per concessionarie. Cercando qualcosa che potesse rimpiazzare il mio attuale parco moto. Si, perchè da un lato è sbilanciato sotto il profilo "usabilità" e dall'altro è diventato un peso, leggero ma evitabile, sotto il profilo dei costi.
L'idea di base era di trovare una moto sola, che potesse sostituire le mie due vecchie bagasce che stanno in garage. Rimettendoci magari qualcosa, ma con un solo costo di gestione ed una fruibilità consona alle mie possibilità fisiche.
E' successo che ogni volta che trovavo qualcosa (a parte la perplessità di chi si vedeva proposta una simile operazione) mi veniva alla mente un motivo, non so dire quanto pretestuoso, per trovare la soluzione come inapplicabile.
Mi sono riseduto su una Multistrada 1000, è stato come ritrovarsi a cena con una vecchia fiamma per la quale il fuoco non si è mai spento. Una Streetfighter, mi brillavano gli occhi ma mi sono ricordato che una nuda col motore della 1098 non è l'ideale per me e non meriterebbe una vita sottocoppia. Una SuperDuke, una Brutale, una Speedtriple. Corte, inabitabili, aliene per quanto belle. La scintilla era lì per lì per scoccare ogni volta, ma era come se avessi l'accendino in mano, col pollice sulla rotella, e non volessi far scattare il dito. Poi ho provato a "sentire" una VFR, poi una CBF. Diciamo che l'effetto è stato simile a dell'autoerotismo coi guantoni da boxe. Nulla. Mi guardavo la tristezza di quei manubri, quelle strumentazioni anonime, e cercavo senza grossi sforzi un motivo per cui avrei dovuto scambiare le mie moto con quei pezzi di ferro. Almeno, accendendo il quadro della StreetFighter il solo check che scorreva sul display mi aveva emozionato, quelle nulla. Un conce aveva una SS900, una 848, su ognuna per i suoi motivi ho lasciato tanti sguardi e una cottarella, lo ammetto, me la sono presa. ma alla fine non ho combinato nulla. Il mio pensiero voleva sempre tornare alle strade che conosco, e provavo a farle con l'immaginazione su tutte quelle moto, ne immaginavo la risposta, le sensazioni, la fisicità del contatto dei lombi col serbatoio, degli stinchi col telaio, provavo a sentirne il rombo in scalata. Quel ferro tra le mie mani rimaneva, nella mente, del ferro, non c'era una scarica a basso voltaggio che percorreva me e la moto in modo continuo, come fosse sangue a portar vita in un unico organismo complesso. Mi son seduto su una GoldWing. Ho aperto un paio di sportellini, giochicchiato come un bambino coi pulsanti della pressione gomme, mi sono imnotizzato davanti agli speaker della radio. Mi è venuto da ridere. E poi me ne sono andato.
Io non ce la fo. Non ancora.

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Filmati e foto / Guarda qua che griglietta...
« il: 06 Aprile 2013, 23:33:47 »


certo che Jacques Vimond coi pantaloni rosa...  sm470

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Drive in / Tanto per dire...
« il: 06 Aprile 2013, 23:28:12 »

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Filmati e foto / Aneddoto 58
« il: 05 Aprile 2013, 14:19:54 »


Diobò, quasi lo sento mentre la racconta:
"Tempo fa sono andato ad allenarmi su una pista da Cross. All'ingesso il custode mi riconosce, sorride e inizia a tempestarmi di domande: "Ma lei è Simoncelli? Il pilota famoso? Quello che corre in MotoGP?".
Rispondo tutto fiero: "Già, sono proprio io"
E lui: "trenta euro!"

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Moto d'epoca / Consulenza per Cota 247
« il: 03 Aprile 2013, 14:27:56 »
Ma poi (ammesso e non concesso che mi riesca di prenderla) come siamo messi a ricambi? Mi pare che almeno a livello web siamo scarsini.  :73:



E ora la domanda da  sm408: ma poi quanto potrei usarla per il piccolo cabotaggio?  :mm:

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Notizie e curiosità / Un altro genere di Campione
« il: 02 Aprile 2013, 13:22:53 »

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Filmati e foto / uscire con la moto
« il: 01 Aprile 2013, 19:46:21 »
Lo stai facendo nel modo sbagliato  sm470


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Notizie e curiosità / Pasquetta in spiaggia
« il: 30 Marzo 2013, 20:42:44 »
Per la verità a Walkenswaard il mare non c'è, però la sabbia si, e tanta!

Lunedi prossimo Tutti a cercare di battere i dominatori degli ultimi 3 anni (Herlings e cairoli, anche se a lui nagl fregò una manche nel 2011) e per chi rimane davanti alla TV:

12:00 1° Manche MX2 Diretta Sportitalia2
13:00 1° Manche MX1 Diretta Sportitalia2
15:00 Last Chance MX1/2 Diretta Sportitalia2
16:00 Finale MX1/2 Diretta Sportitalia2

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Racconti & aneddoti / Donne e bagagli secondo Falanga
« il: 30 Marzo 2013, 16:12:09 »
http://www.moto-ontheroad.it/blog/donne-e-bagagli/

I raduni sono luoghi dove ti confronti, vedi gente che vive la motocicletta in maniera diversa dalla tua, ascolti altre persone e fai nuove esperienze.
Così, alla fine di un soggiorno lungo un intero fine settimana, stavo finendo di caricare la mia Gs 800 con le due borse di metallo, una borsa morbida posteriore molto capiente E un interno borsa che essendo impermeabile può essere legato sopra alle borse laterali quando di ritorno da un lungo viaggio in Africa, per dire, non hai potuto fare a meno di metterti in valigia una zampogna ricavata dallo stomaco di una pecora che profumerà il garage di tuo fratello per almeno un paio d’anni.

Accanto a noi, stava eseguendo la stessa operazione di carico una coppia con una custom, il cui bagaglio constava di una borsa in pelle delle dimensioni di un beauty case chiusa e fermata con fibbie molto fetisch E un borsellino rotondo grande come… dai non mi viene un altro paragone: un pacco di assorbenti. I due stavano litigando in maniera indiretta, ovvero riferendo le proprie esternazioni ognuno all’omologo di sesso di una coppia di amici.

“Certo, come fai, quando ti porti dietro le donne…”

E lei: “Mah, ho portato due camicie e due camicie da notte…” e lì mi è tornato in mente di qualcuno arrivato la sera a cena in tuta di pelle.

I due giudici improvvisati annuivano silenziosi, imbarazzati di essere stati messi nel mezzo, dando ragione ora all’uno ora all’altra:

“Si, ma almeno un’altra borsa grande potresti metterla…” si azzardava a criticare l’altro, fulminato dallo sguardo gelido del biker, che forse avrebbe preferito semplicemente andarsene a spasso non solo senza due borse, ma proprio senza moglie!

Intanto io legavo con le cinghie la nostra borsa aggiuntiva, che per la cronaca serviva per riporre una bracciata di limoni di Sorrento, eccomefaisenza. Tutta questa roba solo perché mi ero azzardato a pronunciare una frase che non andrebbe mai detta alla propria metà, anche se educata da anni e anni di bagaglio motociclistico: “Porta quello che vuoi!”

Ingenuo, lo so, me la sono cercata. Solo che ho pensato che con tre valigie, più gli interni cinque, potevo stare in una botte di ferro, e solo al momento del cambio d’abito del sabato sera, quando ho visto il letto dell’albergo coperto da maglie, pantaloni, cappottini e a terra TRE paio di stivali di Nerogiardini mi sono reso conto del perché la moto fosse diventata così spiacevolmente poco maneggevole.

Tutto questo mi ha fatto tornare in mente un episodio del quale fu protagonista un amico, il Tava, nei primi anni ’90, tempi in cui il vestiario tecnico consisteva al massimo in un giubbino di pelle, le valigie erano roba da crucchi o simili e al massimo sulle nostre enduro mettevamo il bauletto. Il mio amico era il felice possessore di un Kawasaki Klr 650, motocicletta molto piacevole e adatta anche ai viaggi, ma che notoriamente vibrava come un frullatore e sulla quale non avevi il minimo riparo dal vento. Farsi due ore di autostrada, il traghetto per la Sardegna e poi altre tre ore di strade interne, specie se con borse morbide mal fermate dietro, diventava un’opera da titani. Mi confessò, raccontandomi poi l’esperienza, che la moto gli era sembrata incredibilmente pesante subito dopo aver legato la borsa che stupidamente aveva affidato alla fidanzata affinché vi riponesse il suo ( “poca roba, mi raccomando” ) bagaglio. Giunto all’albergo prenotato a Castelsardo, tirò giù le borse dalla moto trovando quella della compagna inspiegabilmente più pesante della sua, a parità di dimensioni, e dopo una brevissima ispezione vi trovò dentro, con sua grande meraviglia, un ferro da stiro!

“Ma sei te che mi hai detto di portare poca roba, almeno la potevo lavare e stirare….” Provò a lamentarsi lei, mentre il Tava apriva la finestra che dava sul prato dietro il residence, scagliando con forza il pesantissimo oggetto. Ancora oggi , nelle fiabe sarde, si tramanda la leggenda della turista che nelle notti di luna piena viene vista aggirarsi su quel prato cercando il suo ferro da stiro…