
Questa volta proviamo la T-Ride 2T 290 la cui cilindrata effettiva a differenza del numero indicato è di 272 cc, dato che avevo già posseduto questa moto e sapendo che era possibile aumentarne la cilindrata ho fatto montare dal guru Paolo Grossi il cilindro che porta a 294 cc effettivi ed anche il carburatore Keihin.
22 cc in più non stravolgono ovviamente il carattere del motore però danno una "schiena" che si sente a tutti i regimi, nelle prime tre marce la potenza maggiore si sente ai bassi regimi, mentre in quarta e quinta che si distanziano sensibilmente si sente in modo più evidente l'entrata in coppia, ma la differenza maggiore si avverte nella tenuta ai bassi regimi dove anche in quinta si può partire da velocità minime e progredire sino al massimo senza nessun vuoto o incertezza.
La maggior potenza elimina il problema che si avvertiva nel passaggio da terza a quarta e da quarta a quinta.
Sui salitoni, anche sassosi, la quarta porta su senza diminuire di giri.
Come sulla precedente T-Ride monterò il pignone da 11 denti sicuro che la potenza reggerà il maggior carico.
Queste le impressioni dopo un ventina di km di trialere che solitamente utilizzo per fare le comparative. L'anno scorso più o meno in questo periodo avevo acquistato la KTM Free Ride 250 2T e quest'anno non nascondo che, data la spesa per prendere la T-Ride e l'elaborazione, avevo fatto nuovamente un pensierino alla KTM che ha dei plus come la sesta marcia, il motorino di avviamento ed una finitura in generale migliore. Però c'è un must irrinunciabile che è il nostro livello di divertimento che proviamo durante l'uscita e questo non ha prezzo.
Con questo non voglio dire che la KTM Free Ride non sia un'ottima moto, tutt'altro, è una moto molto vicina al concetto di enduro e il peso dell'avantreno e il carattere del motore non la rendono ottimale per i percorsi che mi piace praticare. La T-Ride ha una migliore maneggevolezza e coaudiuvata da un motore da trial sposano il mio concetto di free ride.
Oggi le condizioni del terreno erano pessime in quanto ad aderenza e le Mitas dal disegno dei tasselli trialistico ma dalla carcassa radiale erano al limite ma la buona ciclistica ha permesso di salire ovunque, in modo particolare ho trovato a punto il monoammortizzatore.

