Alzi la mano chi non ha mai applicato delle carte da gioco alle forcelle della propria bici, nell'eta' in cui vedendo un giornalino porno notavi solo la predominanza di rosa nelle foto..
Interessante notare come nel mio quartiere esistessero due filosofie modaiole:
C'era chi aveva la BMX [Sportiva , semplice, acrobatica, wazzamerican boys] e chi aveva la SALTAFOSS [pesante, gli ammortizzatori entravano in risonananza alla minima deviazione tipo rodeo, indubbiamente la preferita dagli "alternativi"]
Ecco: la CEMPION [scritto così, come se a 9 anni non m'accorgessi di quanto fossero dementi i costruttori] era in pratica la presa per il culo di una SALTAFOSS; dove dovevano esserci gli ammortizzatori c'erano due molle arruginite dalla funzione puramente estetica, la sella aveva un fissaggio a "persuasione" nel senso che rimaneva su' solo a sassate piu' che stringendo i bulloni, era di un color grigio ratto [adesso lo chiamano ANTRACITE ] ma la cosa piu' pietosa era la leva del cambio.
La SALTAFOSS aveva un bel pomello sul tubo centrale , tutto da spingere avanti e indietro e tre belle marce che ti facevan creder d'essere Agostini, la CEMPION aveva un trafilato d'alluminio pericolosissimo per i miei seppur modesti attributi e il bello e' che NON cambiava un cappero.
Dovevi immaginare.
Come se t'arriva davanti la Arcuri e ti dice "Ciao tessoro , so' Manu, adesso Imaggina che me voi fa' " Dunque, nella solita e amena periferia, io e il Ciro ce la giravamo con gran fracasso tra parchetti di siringhe e palazzoni fantasma rimasti dalla speculazione edilizia, un paesaggio fiabesco-avventuroso, davvero.
Preso dalla megalomania di cui sopra e spronato dal pugliese Ciro che aveva attaccato una quantita' di carte spropositata, tipo 3 per forcella, alcune raddoppiandole per dare maggiore rigidita' e quindi uno skioppo piu' udibile.
Arrivato a quel punto, muovere la CEMPION era come tentare di spostare un panettone di cemento a calci, l'unica soluzione era quella di arrivare su un declivio bello alto e lasciare che la gravita' facesse il resto.
Preceduto da un rumore che era quello di miliardi di cavallette delle piaghe d'Egitto,arrivo nel quartiere e citofono a Ciro e Gianlu, detto Pippo.
Ciro scende , scafatissimo, e prende la sua BMX, Pippo dice "adesso scendo" e si sente in lontananza la voce della nonna che dice "di' che deve finire di mengere le friselle*" [digli che devi finire di mangiare le friselle], Pippo non dice e scende , tirando fuori dal sottoscala una bella SALTAFOSS.
Partiamo per la cava usata per la costruzione di vari palazzi, tutti pronti a insanguinarci le ginocchia, io sorrido e cado dalla sella ,svitata, sbucciandomi anzitempo.
Arrivati sulla sommita' della montagnetta , guardiamo in basso... metri e metri di discesa ripidissima, impossibili da risalire senza funi, sassi sparsi e cespugli di ortiche pronti ad arrossarti i gomiti, in fondo luccica il laghetto d'acqua piovana dove noi fregavamo i girini da tirare alle femminuccie colla fionda [naturalmente si schifavano e piangevano, chiamando padri barbuti in canottiera].
Ci interroghiamo con lo sguardo sulla reale consistenza della nostra volonta'..
Ce la faremo a scendere?
Ci ammazzeremo?
Finiremo come quell'altro col braccio ingessato?
Ma sopratutto: Chi scende per primo?
Pippo era desideroso di una forte iniezione di popolarita', essendo per la maggior parte del tempo spiato da madre e nonna iperprotettive [memorabile quella serata estiva in cui, tra zanzare e giochi infantili, dal quarto piano la nonna urlo' "Gienluche! salissu', c'e' le benene che te piece tente!"]
In virtu' di tutto questo , il Pippo nazionale prende coraggio ed esclama "scendo per primo".
Noi si strabuzza gli occhi, e gia' la considerazione per questo homunculus lievita parecchio.
Si prepara: ruota anteriore sul limitare del terribile pendio, sudore copioso e singulti mal dissimulati di nervosismo..
Ha appena il tempo di dire "vado" che scompare alla vista , noi corriamo verso il ciglio in tempo per vedere Pippo in caduta verticale che rimbalza sulla parete della collina [era piu' un fiordo norvegese] totalmente fuori controllo.
Poi l'incredibile..
Anche il piu' pazzo degli stuntman si sarebbe guardato bene dal fare una cosa simile, ma il buon Pippone ci ha dimostrato definitivamente il suo coraggio.. e che le friselle danneggiano i neuroni.
Per frenare il sistema SALTAFOSS-Pippo [che a quella velocita' aveva raggiunto un peso valutabile in 600 kili] il ragazzetto pressa con la suola il copertone anteriore, convinto forse che sarebbe servito ad aiutare i suoi freni spanati..non abbiamo il tempo di chiederci "'azzofa'?!" che la magra gambetta gli scivola e finisce tra le razze in plastica del cerchio.. subitaneo il ribaltamento con caduta libera nel vuoto..
La romantica tavola stile "Domenica del corriere" vede una muraglia e sopra due figure in controluce , con in primo piano un bambino terrorizzato agganciato alla bicicletta con un espressione tipo "Jimmy il fenomeno" del Drive in, paracadutista senza paracadute.
L'atterraggio e' abbastanza morbido, Pippo, fortunatissimo, finisce in un cespuglio.
Di ortiche.
Non urla, non piange..mugola.
"m"....."hmhm".. poi piu' nulla.
Sembra una formica da quell'altezza.
Ci passa per la testa il ragionevole dubbio che sia defunto.
Noi , pallidi, decidiamo di scendere per l'altro versante , lungo un dolce sentiero da favola, dopo 5 minuti arriviamo sul luogo del misfatto.
Grazie a quest'avventura Pippo e' apparso sotto le luci della ribalta, guadagnando la stima della combriccola e dai 13 ai 16 anni tutte le ragazze alle quali si tentava di palpare il palpabile erano ex di Pippo, il superfico.
Sandro, Duca 888 Sp4 "BARNSTORMER" & Multistrada "MANFRED"