Esiste una categoria di paranoici che raggiunge apici inimmaginabili. La causa, per quanto dimostrata finora solo parzialmente, è attribuibile al possesso di una moto da fuoristrada. Non importa di che tipo: enduro, trial o cross, il pericolo di forti disturbi della personalità è dietro l’angolo, pronto a trasformare un tranquillo padre di famiglia in un personaggio di Quentin Tarantino non appena quella moto diventa di sua proprietà.
L’endurista è annoverabile tra le tipologie più oscure, predilige la misantropia e passa l’esistenza alla costante ricerca del suicidio tramite annichilimento fisico. La sindrome è facilmente riconoscibile per lo sguardo vitreo che lascia trasparire tutta la propria sofferenza interiore, un quadro di umane miserie contornato da muchi, impasti di saliva e fango, sanguinolenti rigagnoli di misto pioggia e sudore. La marcatura del territorio avviene attraverso il lezzo ascellare, che sancisce la conquista istantanea dei 20mq circa che lo vedono centro geometrico.
Mi viene riportato che il trialista ha una deviazione psicotica più orientata al masochismo di gruppo, pratica in modo protervo l’autolesionismo tramite spuntoni aguzzi e ramponi a trazione coefficiente zero, per poi cadere in crisi di isterismo collettivo quando il bosco finisce e si apre il panorama. Manifesta il proprio sadismo attraverso lo scatto compulsivo, ossia nell’uso efferato di qualsiasi mezzo di ripresa, dalla Hasselblad 6x6 al Nokia del 2001, per redigere report che impalleranno il refresh delle pagine dei forum creando strazianti litanie inneggianti alla sua fine prematura, auspicabilmente nei più terribili dei modi.
Ma, clinicamente parlando, la fase acuta peggiore è quella del crossista. Un quadro psicologico che tra sindrome da onnipotenza ed ansia da prestazione annovera nel mezzo il peggio delle umane miserie, giungendo a sfiorare risvolti di superstizione tipici delle religioni Bantu dell’Africa centrale.
Ora, quali possono essere le maniefstazioni di questa piaga sociale da XXI secolo, in che modo un atteggiamento, anche preso in modo isolato, possa darci modo ci comprendere che ci troviamo di fronte non ad una persona cattiva, ma ad un caso umano? Vediamone qualcuno, provando a citare i più evidenti:
- quando a marzo compra la moto nuova è contentissimo e gasatissimo, fa fatica a trovargli un difetto e prende a presentarsi avvolto da un alone mistico. A maggio inizia a storcere il naso e a settembre la moto è una mmer_da! Frase tipica: fortuna che tra poco la cambio e allora saranno caxxiamari x tutti!
- la due tempi è la migliore, specie adesso che ha visto il filmatino di Herlings con la 100.
- nei dialoghi al volo è frequente udire affermazioni del tipo “andavi più forte solo perché sei più bravo, la mia moto è molto meglio” oppure “al giorno d'oggi se non hai i soldi non vai da nessuna parte, non sei più forte di me, hai più soldi.”
- indossa una maglia Monster e DC Ken Block ovunque egli vada: a scuola, a lavoro, a cena con la morosa, in giro con gli amici, a ballare, a letto. Ma non ha ancora capito che ormai Monster s'accoppia solo ai ragazzini col Booster replica Lorenzo.
- nelle uscite si fa largo coi gomiti e le fiancatine per attaccarsi al culo del capogruppo, il più esperto, per poi giocarsi 1500 jolly ed arrivare in cima in modo da poter dire (prima di stramazzare svenuto) “gli sono stato dietro tutto il tempo, non è poi sto granché”
- arriva al piazzale di partenza con un Motorhome da 200.000 euro, scarica una moto da duro ed una da bagnato, indossa un completo Troy Lee ma dopo 20 minuti arriva a chiederti se hai una fascetta di nylon.
- a volte parte un involontario balbettio sconclusionato tipo “se nell’82 non mi fossi rotto l’unghia dell’alluce, se nella pietraia del ‘94 non mi fossi graffiato il gomito, se quella volta nel 2001 ci fosse stato meno vento e se Lampkin (o Everts) mi avesse autografato la maglietta, sarei arrivato in cima senza fare una piega”
Atteggiamenti inequivocabili sono, ad esempio:
- il recitare come una litania degna delle popolazioni nomadi del Negheb che lui cura la manutenzione in modo perfetto. Poi dopo 2 minuti tocca spingerlo fino a un punto pianeggiante per scoprire che ha lasciato lo straccio in casa filtro.
- l’esibire, come fosse il sangue di San Gennaro, la moto con cui Tizio ha fatto lo scorso regionale, o quanto meno le grafiche del Team ufficiale o i coprimozzo in plutonio/kriptonite
- portarsi (specie se giovane) sempre dietro una sfinzia con macchina fotografica la quale, nell’intero arco della giornata, avrà come principale occupazione quella di troieggiare a manetta al fine di trovare nel gruppo un elemento ancor più psicolabile e quindi mandarlo a fancuglio la sera stessa tornando a casa.
- consultare compulsivamente il meteo già 2 settimane prima dell’uscita, per poi decidere che qualsiasi tempo si presenti il giorno fatidico, quello preferibile sarebbe stato l’altro.
- affermare che si odia la sabbia se l'uscita è su fondo sciolto, che si ama la sabbia se si va a salire su sasso piantato.
Si potrebbe continuare all’infinito, e i crossisti da soli potrebbero riempire un trattato di psicopatologia, ma quel che è importante adesso è ricordare due cose:
- la frase più drammaticamente dolorosa che questa sindrome causa: “si vabbé, allora alla tua età anche io!”
E soprattutto che
- siamo o siamo stati tutti dei pericolosi psicotici, almeno una volta nella vita.