Autore Topic: Il giro della morte  (Letto 1544 volte)

Offline Valchisun

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Il giro della morte
« il: 29 Maggio 2013, 21:00:21 »
Sullo stradale piu' famoso del mondo con "Milky" Quayle, vincitore nel 2002.Alla scoperta dei segreti del Mountain di Mario Donnini, da Motosprint n° 21 del 28 maggio 2013:



Un'esperienza unica, speciale.Ricca di emozioni allo stato puro.
Percorrere i 60,7 km. di un giro del Mountain in sella ad una Yamaha Fazer Fz8, alla mercede di un campione del TT quale Richard "Milky" Quayle.Un viaggio adrenalinico che alla fine si rivela sorprendetemente il guscio di un altro viaggio, ben piu' caldo e profondo, nella filosofia che permette a un pilota neofita di godere (e salvare la faccia) al contatto con il percorso piu' antico, entusiasmante e terrorizzante nella storia della due ruote da corsa.
Premessa ragionevole: rispetteremo i limiti di velocita' nei centri abitati.Promessa da brividi:"Dove il limite non c'e', capirai dal vivo cosa vuol dire correre sull'Isola di Man".
   Quayle e' quello che si potrebbe definire "a local legend".Orami vicino alla quarantina, plurivincitore sul Mountain, la sua carriera e' finita in brandelli nel 2003, quando si e' schiantato a Ballaspur, in uno dei crash piu' orrendi mai visti in una competizione e tra i piu' cliccati su youtube.E' uno dei piu' profondi conoscitori del tracciato, visto che ci gira da quando e' nato ed e' il suo piu' abile maestro, considerando che da anni e' assieme a John Barton "riders liason officer", ossia si occupa dei rapporti tra piloti e direzione di corsa oltre a essere il professore del "corso di ambientamento" - e diciamo pure di sopravvivenza - a cui vengono sottoposti in ogni edizione del TT i piloti debuttanti.
  Okay, andiamo direttamente agli highlights della faccenda.Prima di farlo avevo paura.E facevo bene. Nel passaggio dei villaggi abbiamo parlato, poi "Milky" ha fatto sul serio.
   La compressione di Barragarrow l'abbiamo presa a 140 km/h, col mio braccio sinistro che ha sfiorato il muro del cottage (ho pensato:be' dai, se crepo adesso, mai piu' Imu, neanche alla fine della sospensione), quindi Quarry Bends a 170 km/h, sinistra, destra, sinistra, destra, sinistra.
Sulla montagna poi a 200 km/h tra due mucchi di neve infiniti.Per chiudere,, la curva di Brandish a 160 Km/h, in piega alla come va, va.
    E' andata bene...Tanto, oh, si campa una volta sola e qualcuno manco quella. Ma non e' questo il punto. La parte davvero esclusiva e' quella della confidenza a visiera alta di "Milky", durante i passaggi nei centri abitati sulla filosofia  e l'intelaiatura emotivo-psicologica dell'approccio di un pilota che si appresta a fare il suo esordio al TT:"Provo a trattarti come uno di loro e a spiegarti una cosa semplice - attacca Richard - : correre qui ti cambiera' la vita per sempre. Vedrai cose e proverai sensazioni  che nessun altro posto al mondo ti potra' dare. La gente, da fuori, guardando i Dvd, o persino venendo ad assistere alle gare, non si rende conto cosa significhi percorrere un giro in condizione corsa. C'e' tutto il riassunto di quello che un biker sogna in tutta la vita, concentrato in  60,7 km., ma in modo elettrizzante e spaventoso. In un giro per tre volte la moto lascia il suolo con entrambe le ruote e in ben venticinque occasioni impenna con la ruota anteriore e tu non ci puoi fare niente. Anche i rettilinei infiniti ti vedono di rado stare con la moto dritta davvero, sei quasi sempre di traverso e per l'illusione ottica a quasi 300 all'ora vedi gli alberi davanti a te che scorrono come impazziti, pronti a ghermirti e invece no. Il fisico e' sottoposto a sforzi che non proverai mai altrove. Dossi, asperita', rughe dell'asfalto, tutto contribuisce a farti godere  e a torturarti, devi diventare un ammortizzatore umano, una forcella in carne ed ossa, altrimenti dopo pochi chilometri prendi paura, impacchetti la moto nel furgone e te ne torni a casa per sempre.
   E poi, fattene una ragione: non devi  sbagliare mai. Mai. Sulle piste corte e moderne una caduta fa' parte del gioco, e' una preziosa indicazione  sulla tua ricerca del limite. Qui no. Se scivoli, sei rovinato. Forse per sempre.Devi essere un computer di ossa, muscoli e testa, che gira, gira, gira, memorizza, incamera dati, costruisce gradualmente la sua velocita' sul giro con una metodicita' implacabile, ossessiva, cauta e uno stile di guida sempre fluido. Qui non devi mai tirare la staccatona, aggredire il tracciato, usare nervi e istinto; l'ideale e' pennellare, andare via dolce, carezzare le traiettorie, fartele amiche, capire che i primi giorni sarai lento da far schifo anche se credi di andare forte. Non ci pensare.
   La preoccupazione costante deve essere per la tua sicurezza, che devi custodire dentro, perche' fuori, mentre sfrecci, non ne vedrai molta. I piloti del TT non sono ne' matti ne' scemi, ma psicologicamente piu' intensi e sorvegliati di tutti gli altri: cosi' come salvaguardando il motore con il limitatore di giri, tutelano la loro pelle usando l'istinto di conservazione come un cut-off mentale che gli impedisce di andare oltre cio' che non si deve osare. Con questa predisposizione , scoprirai che i tempi interessanti cominciano ad arrivare non quando attacchi e vuoi andare forte, ma quando guidi sciolto sentendoti finalmente a tuo agio e pensi, erroneamente, di andare piano. Sara' li' che inizierai a toccare vette cronometriche che sembravano proibite.
   Da Ballacraine a Glen Helen, se non ricami, o sei morto, o sei lento. Da Sulby a Ramsey, in quelle curve velocissime ma accidentate, se non sai dove mettere le ruote, prendi una vita di distacco anche da mia zia. Cosa ti credi,  che io mi sia distrutto la carriera perche' ho sbagliato? Si e no. Il giorno che presi quella roccia a Ballaspur, la mia moto non era a posto, era nervosa. Semplicemente affrontai la traiettoria giusta con l'assetto sbagliato e invece di sfiorare il costone lo toccai. Questione di millimetri. Forse meno. La solita carezza in un attimo e' diventata il colpo del kappao'. Perche' non ho dubitato, in quel momento forse non pensavo che al TT non si finisce mai di imparare e che a ogni giro la tua moto e' diversa da quello precedente a da quello successivo e che un margine salvavita te lo devi sempre lasciare.
   Per questo - conclude "Milky" - io credo che l'esperienza del Mountain sia anche una grande lezione di vita e una metafora dell'esistenza, un inno forse paradossale alla preservazione consapevole dell'incolumita' nel momento in cui la sottoponi al massimo azzardo collegato al piacere piu' intenso. Quando sono caduto mia moglie era incinta. Poche ore dopo, dall'ospedale, le ho promesso di non correre piu' al TT e sono stato di parola. Ma e' stato, ed e' tuttora,  difficile, per me, giorno dopo giorno. Perche' mi manca l'adrenalina, certe sere come questa con te e meglio ancora se da solo, giro, tiro la moto e sento che le endorfine sarebbero felici di tornare ancora in circolo e il piacere di sfidare il Mountain in gara e' pronto a riemergere.
   Una cosa cosi' ti da' assuefazione, puoi starle lontano, ma te la porti dentro per sempre ed e' un ricordo vivo, che ti frulla e devi tenere a bada. Ce la faccio ma devo lavorarci spesso, proprio come un newcomer al suo primo giro, non abbassando mai le difese altrimenti tornerei a mettermi in gioco e non devo.
Ecco, il mio compito di renderti il rischio gestibile, accettabile e ragionevole, finisce qui. C'e' una frase con la quale da anni concludo il mio corso di ambientamento  per piloti debuttanti e la regalo anche ai lettori di Motosprint: se sei qui per correre in un posto come l' Isola di Man, vuole dire che sei venuto con il cuore. Ebbene, ora il cuore staccalo, dimenticalo: da ora in avanti, da quando iniziera' il primo giorno di prove fino alla bandiera a scacchi dell'ultima gara, ne uscirai vivo, felice e cambiato in meglio, solo se userai esclusivamente il cervello. Buon divertimento.


Richard "Milky" Quayle:




e questo e' il video del suo tremendo incidente durante il TT del 2003



http://youtu.be/DS4S5gyWEqM






« Ultima modifica: 29 Maggio 2013, 21:22:25 da Valchisun »

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Offline Guidolavespa

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Re: Il giro della morte
« Risposta #1 il: 29 Maggio 2013, 21:51:14 »
ma... si è alzato prima di picchiare...
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Offline Valchisun

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Re: Il giro della morte
« Risposta #2 il: 29 Maggio 2013, 22:03:32 »
Aveva toccato contro una roccia sporgente prima della curva ed e' uscito completamente fuori dalla traiettoria giusta, a quel punto non si puo' piu' fare niente tranne che pregare......

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Offline alex

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Re: Il giro della morte
« Risposta #3 il: 30 Maggio 2013, 00:21:43 »
E' il fascino perverso del TT.
Da Ballacraine a Glen Helen, se non ricami, o sei morto, o sei lento. Due giorni fa, a Ballacrine, l'ha sperimentato Matsushita.
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