Non saluto gli altri motociclisti perché mi pare una cosa inutile, sostanzialmente ipocrita. La solidarietà quando serve, sta nel fermarsi e nel portare aiuto concreto a chi ne ha bisogno, nell’assistere chi è fermo a bordo strada, invece al giorno d’oggi se ti capita disgraziatamente di forare e di restare a piedi, gli altri motociclisti per lo più passano, molti non ti guardano neppure per timore di doversi fermare o per il timore recondito di doversi poi giustificare con se stessi del il fatto che non si sono fermati ad aiutarti. Altri come se nulla fosse ti salutano e tirano dritto mentre a te, in fondo, magari servirebbe solo una bottiglia di benzina per coprire la distanza che ti separa dal distributore e poi sapresti sdebitarti con gratitudine del favore ricevuto.
Salutare non è il segno d’intesa di un patto di solidarietà, salutare è oggi il segno distintivo di appartenenza ad un branco asettico che non vuole complicazioni, gente che ti saluta solo se hai la stessa moto, ma a patto che non tu non voglia nulla in cambio, altrimenti sarebbe come salutarsi in cambio di qualcosa, a pagamento.
Oggi ciò che conta è il relativismo, il disimpegno, il sapere che se ti fermi a dare aiuto, non sai mai chi trovi ed è meglio evitare certi pericoli e poi è così comodo tirare diritto tanto dopo pochi chilometri, qualche curva e due chiacchiere nell’interfono, ti sei già dimenticato di chi hai lasciato indietro. Invece da bravo ragazzo perbenista quale sei, hai salutato tutti quelli che hai incrociato, tutti quelli con il tuo stesso modello di moto sia ben chiaro, ma hai rinsaldato e confermato un rapporto scritto nell’aria o su facebook, in mezzo ai tuoi quasi duecento amici, tutti dei veri autentici sconosciuti magari, gente a cui poter raccontare esperienze di viaggio e dire di essere un vero, appassionato, motociclista.