Ed alla fine prova fu!
Appuntamento per le 10, parto da casa con la Culona ed alle 9,25 sono già lì, giusto per intrufolarmi nel manipolo di curiosi, pretendenti e aspiranti Carotari. Girello per il piazzale, faccio dentro e fuori dal negozio, guardo la Freeride e contengo un impulso verso una 690 motardona, in erotizzante livrea nera, che mi dice “portami via, dai…”
Mi informo, ho mezz’ora di tempo, vado da solo. Temevo di dover fare la prova con accompagnatore come a volte avviene, ma evidentemente KTM sa che i suoi clienti sono affidabili. Firmo le scartoffie, assumo responsabilità, ne scarico un’altra svagonata dalle spalle della Casa e del rivenditore.
Il mio turno in realtà inizia alle 10 e mezza passate, perché il precedente tester ha perso tempo per mostrare la moto agli amici in centro.
Bene, sono in sella. C’ero già stato, in fondo questo esemplare fui tra i primi a vederlo. La versione R con la ruota da 21” contrariamente al programma base dei Giorni in Arancio. Meglio.
Poche istruzioni recitate in automatico, in automatico le ascolto ma non le sento. Sono ipnotizzato dal lato sinistro del manubrio, tutto pieno di pulsanti. Capisco solo che si raccomandano tanto e che devo tornare in orario. Nessun problema, ho già l’itinerario in mente da un bel po’ di giorni.
Stringo le gambe, le ginocchia si avvicinano tra loro in modo confortante. La seduta, ora, mi pare più bassa di quella della 990 dalla quale sono sceso da poco. Le mani si allungano per impugnare le manopole, la schiena flette un po’ più del dovuto.
Controllo basso, non si carica granchè, ma l’impostazione è più sicura, stradalmente parlando, rispetto alla mia. Giro di chiave nel blocchetto, un check quasi infinito, poi la strumentazione si immobilizza in attesa di poter lavorare. Dita sulla leva frizione. Registrabile, ben sagomata, pompa radiale che non avevo riconosciuto alla presentazione. Settaggio “Street”, vietato modificare (e come farei senza leggermi le istruzioni?) questo significa che dispongo di tutti i 150 cavalli, ma con una schiena a salire più morbida e lunga. Mi sta bene, le nuvole mantengono bassa la temperatura e non conosco né moto né pneumatici.
Lo stacco è normale, nessuna vibrazione nemmeno alla leva, si muove ed ecco che pare più piccola di quanto sia, da ferma ti pare una petroliera, appena si muove sembra di riconoscere una Adventure.
Posizione delle gambe: non distese ma comode, pedane al punto giusto per una Turistica, magari quasi endureggianti per posizione. Sella che non si fa sentire, stai bene ed il corpo è ben piazzato sulle pedane. Non altrettanto sul manubrio, la 990 lo ha più vicino, qui sei un po’ più steso, forse a chi è appena sopra la media converrebbe sostituire subito il Magura con un Renthal piega KTM come quello che ho montato sulla mia, magari ruotandolo di una tacca indietro. Mi sa tanto che questo qui è lo stesso manubrio che monta la Bastarda, guarda un po’.
Le braccia sono distese in modo naturale, mi riprometto di controllare dopo un po’ di assestamento. Intanto, sono uscito in strada, ho trovato il comando frecce senza guardare, il ronzio fastidioso diventa un rombo ovattato e dalla tonalità gradevole ora che timidamente passo alla seconda, alla terza… e subito rotatoria. Seconda. La leva del cambio si impunta leggermente in salita, ma in scalata è precisa e non fa alcun rumore, appena uno scatto sotto la suola, tutto quel che serve. Scendo a sinistra, scende troppo e velocemente, divento rosso porpora e raddrizzo per reimpostare. Complimenti.
Trotterello in terza fino alla rotonda successiva, ma stavolta non mi frega, e mi accorgo che scende quasi da sola. Un casino di macchine, ancora un chilometro per poter iniziare la prova vera. Finalmente lo stop, finora non ho mai superati i 5000 giri, e quello che ho registrato è che occorre aspettare almeno i 4000 per avvertire un tiro soddisfacente. Non che sotto sia nulla, solo mi pare che sia pigra come un 4cilindri.
Ora ho davanti 3 km di rettilineo, azzardo un sorpasso a un furgone per mettermi in situazione ideale, rientro e la lascio riprendere dalla terza. Sale. Sale. Sale. E sale ancora, oltre i 5000 inizia ad essere cattiva, a 7000 è incazzata nera. Però, finora, l’elettronica manco l’ho sentita.
Quinta, la faccio ridiscendere sotto i 5000, poi riapro, ma stavolta in modo sgarbato: lei sale di giri in modo progressivo, molto deciso ma non violento, poi arriva a darmi un calcetto in culo come se avesse trovato una riserva di coppia. Mi viene da sorridere.
Volto a sinistra, finalmente ci si arrampica per le colline. Ho scelto una strada con buon asfalto, curve di traiettoria decisa ma ampie abbastanza. Sono in terza, quando inizio ad andar su di quota. Imposto la curva a destra come immagino piaccia alla ciclistica, mi porto tutto sulla riga bianca e poi chiudo veloce e la spingo giù. Non ci siamo, va subito alla corda ed allarga proprio quando riapro morbidamente, rimane là e asseconda il rientro in traiettoria. Stavolta posticipo, non mi frega. Detto, fatto, ancora destra, verso la mezzeria, giù quando son quasi dentro, una pennellata agile, nessuna forzatura, lei ringrazia e mi porta a raddrizzare nel punto migliore per frustare col polso. D’improvviso ho la sensazione di avere le candele sporche, un singhiozzo, poi riparte, altra singhiozzata impercettibile, poi già pronti per la curva a sinsitra, chiusa e senza visibilità, di quelle che a me non piacciono per motivi ovvi (col senno di poi). Oltretutto, sono lì che mi chiedo se ho appena provato la…”ebbrezza” dell’elettronica. Se così fosse, è entrata a sproposito, avevo ancora margine.
Ora inizio a capire come funziona, sono in cima e mi butto giù sulla schiena d’asino tra due colli, è più sportiva della Culona, il fatto che davanti ci sia una 21 non significa quasi nulla, lavora da sportiva. Cambi morbidi destra-sinistra, visibilità ottima. Il manubrio è molto sensibile alle pressioni, si impara subito quanto e quando darne. E pensare che mi dava, per questo, un po’ di apprensione la presenza dell’ammortizzatore di sterzo, invece niente, è come ce la si aspetta, ma con una aspettativa esigente però.
Peccato che non riesca a godermi la progressione, siamo ancora a darci rispettosamente del “Lei” e non bastano le brevi smanate sulla manopola per capire come ti porta su tra le curve, ho troppi trasferimenti di carico per potermi fidare di osare un po‘ di più.
Però in questa situazione si avverte chiaramente che la moto è bilanciata, sempre, sia di telaio che di sospensioni, solo un piccolo ritardo nel trasferimento dopo qualche cambio rapido, ma qui occorrerebbe la ruota da 17, mentre ho il giroscopio da ventuno pollici in azione.
Ora scendo, rettilineo, pinzata, entra in funzione la frenata combinata. Ricordo perfettamente quella del GS1200, era come se la moto avesse tirato fuori degli stabilizzatori estensibili, tipo quelli delle piattaforme montate a pianale, o degli aerofreni immensi. Qui invece mi ha detto solo “ci sono, va tranquillo”, mi piace. Scendendo dai colli si prende confidenza con questo fenomeno e si riscopre il piacere dimenticato dell’antisaltellamento, il motore non si imballa mai in scalata, non hai mai la moto che “tira indietro”, prima di un tornante. E’ comodo, ma come sulle mie Duca, alla fine ti manca qualcosa al piacere della staccata, quel motore che si imballa scomponendoti un po’, cosa che poi si sfrutta per posizionarsi bene col corpo.
Azz a proposito, devo ancora provare a dare un colpetto deciso col freno posteriore in curva, ma adesso che ho capito come si fanno le traiettorie…
Quarta-terza, pinza, messaggio “sta tranquillo” dalla combinazione freni+ABS, più pinza, seconda, mollo davanti, scendo col colpo di dietro, non mi è piaciuto. Sotto al piede destro un colpettino lieve, la moto che diventa un pochino più scarica davanti, abbastanza più avvertibile di posteriore, quasi lo senti che ti segue sotto al culo. Non è una sensazione normale. No, ripeto e l’accendo: non mi è piaciuta.
Vado avanti così per il tragitto che mi riporta, in senso antiorario, verso la circonvallazione e la pianura. Ma ci capiamo un pochino di più, riesco anche a fare tutto più sciolto, c’è, ha bei muscoli, freni ottimi, sospensioni e telaio adeguati al lavoro che dovranno fare, e immagino in tutte le occasioni, di sicuro ti lasciano un bel margine, e per certo io oggi di margine ne avevo in Stra-abbondanza. Eppure sono andato via sciolto come se la possedessi da mesi, alla fine.
Il trotterellare verso la concessionaria mi ha fatto pensare che la stavo guidando come fosse la mia moto. Poi ultimo colpo di freni, via il contatto, si scende, ultimo sguardo. Come ad una conoscenza senza impegni: se forte, mi sei piaciuta, ti chiamo io, ok?”
Insomma, gran bella moto, ma boh, piace, è divertente. La passione è un po’ più in là però, secondo me. Quanto all’estetica… no, non ha niente per cui farsi preferire. Diciamo che “non è bella ma simpatica”?
Appunto… “ si, bacino, ti chiamo io”…
+
Elettronica evidentemente di ultimo stadio, non è affatto invasiva.
Il motore. Punto.
Rapidità e morbidezza della ciclistica
Peso avvertito in ordine di marcia
Prezzo base.
-
Costo degli optional
Estetica in generale
Antisaltellamento troppo efficace
Antipattinamento che entra in funzione troppo presto