Scena meravigliosa quella di Burgess!

Ipotesi 1: "il che?"

Ipotesi 2: "si, chicaxxosenefrega, cambiatemi le candele che strappa"

La sensibilità cui ti riferisci, che poi è capacità tecnica più o meno sviluppata che alla fine fa la differenza, in termini di risultato. Dai a tutti la stessa moto con lo stesso setting, e vedrai che saranno non 2 o 3 (con una o 2 marche al massimo) in lizza per il podio, ma almeno una dozzina a darsi sportellate per tutta la gara. E lì emergerà un altro particolare del pilota, perchè ci sarà chi si butterà dentro e chi preferirà navigare in acque tranquille.
Oggi il primo aspetto prevale sul secondo. Il secondo non è eroismo (vallo a dire a Mamola, a Falappa o
se la si mette sull'esoterico a Sheene che sanno cosa vuol dire avere tanto ferro in corpo) ma indubbiamente è quella caratteristica "romantica" che secondo alcuni attempati è essenza stessa del motociclismo, uno sport fatto da uomini coraggiosi che guardano la pista davanti a loro e l'unnica cosa che pensano è a mangiarsela in modo vorace.
Cosa penseresti se gli All Blacks se ne uscissero che i tacchetti sono troppo stondati, la palla scivola, l'erba è umida, il sudore mi brucia gli occhi?
Ed in questa situazione, i piloti ci si son messi da soli, o per lo meno ci sono stati portati da alcuni di loro. Il monogomma è nato da una pretesa precisa, e si è finiti a fare assemblee sulle modalità di sorpasso. Per evitare che qualcuno che ancora ha più cuore possa battere, assumendosi dei rischi, chi è più bravo a sfruttare una moto perfetta.