Dove giocavamo noi adesso ci sono 3 condomini.
Dei compagni di gioco di tutti i giorni, uno è il mio meccanico auto, un altro ha costruito i 3 condomini, due se ne sono andati e gli altri chissà dove saranno.
Quando il pallone finiva fuori campo, da un lato andava in strada e dall'altro cascava per un terrapieno nel campo di "Naccio Patata", un agricolo alquanto geloso delle sue proprietà che ci ha fatto imparare, già in tenera età, alcune tattiche Vietcong per recuperare la palla

Uscire da quel campo col pallone in mano e senza le urla o magari lo stesso Naccio al seguito, era qualcosa di cui essere orgogliosi, da veri duri, altro che Rambo!
Più tardi, quel campo divenne il primo fettucciato della mia vita, da fare con la bicicletta, ne spezzai due, una su un salto e un'altra giù per la scarpata perchè dovevo dimostrare a un bulletto che in quel posto non c'era trippa per gatti.
Ancora più tardi ci si andava coi cinquantini, da esibire sempre lucidi in penne e salti, sgassando come fossimo al cancello di un mondiale MX1. Il Cimatti buffo, lo Scarabeo con la codina dritta, il Caballero con la marmitta a sogliola, i primi Ciao con la Polini.
Avevamo tutti o quasi l'espansione, giravamo per ore in 1200-1500 metri quadri, a due minuti a piedi dal centro, e nessuno se ne lamentava. La gente aveva da pensare a fare e non c'era tempo da buttare in singulti ecologisti.