Che cos'è la moto, che senso ha? Moto è quella per motoalpineggiare o ha un significato più esteso, magari talmente esteso da racchiudere l'intero universo a due ruote con un motore? E che senso ha, la moto? Sicuramente personale e nostro, intimo come la canotta, per certi suoi aspetti anche indecifrabiile, come se fosse una poesia capitata in mano a un commercialista.
Insomma, ognuno ci mette quel che porta in testa o nel cuore, però credo che una trama generale ci sia, e che sia fatta di momenti, non di situazioni permanenti. Di piccoli pezzi di vita in cui ci si accorge di quanto e come sia importante la moto in sè. Insomma è come quando ti rendi conto all'improvviso che stai andando, ti senti bene e ti chiedi perchè, e la risposta che ti sale alla mente stupisce perfino chi l'ha creata: dondoli sulla strada, il casco ti protegge da quel che c'è fuori, sei seduto su un piccolo universo a sé stante che viaggia alla stessa velocità della galassia, dell'intero Cosmo, ma con regole del tutto proprie. dove andare, a quanto andare, alza la visiera, richiudila, fai scorrere, strattona quellla manopola, accarezza il gas oppure dagli una manata secca e piena...in base a quel che ci va in quell'istante, e tutto questo significa, solo e comunque, che tu e la moto avete quel tempo, quel pezzo di strada, quel cielo, i pensieri nuovi, il vento... solo per Voi, e in nessun altro pezzo di vita questo può capitare.
Lo stesso è quando si è in sterro, col cuore che fa compagnia al motore pulsando nelle orecchie, con le dita che stringono la gomma morbida in modo fermo e deciso, la gamba che si protrae a prevenire, il collo torto per evitare un ramo ma mai, mai abbassare anche lo sguardo. Occhio piantato sull'ostacolo che segue, mentre se ne passa uno. Improvviso profumo di fieno caldo. Di terra fradicia e smossa subito dopo. raggi primaverili che filtrano tra foglie ancora verde tenue, e zaffate di resina e pietra bruciata a luglio. Odore di neve (si, ha un odore la neve, concentratevi, che lo ritrovate, in fondo alla vostra memoria!) e di camini che fumano chissà dove in inverno, le mani scaldate vicino al collettore. Gli schizzi di fango senza tregua e le pozze in cui galleggiano foglie marce dell'autunno, e già il silenzio di un bosco abbandonato. Ma in cambio orizzonti tagliati con la nitidezza di un laser e colori che nemmeno la Sony potrà mai replicare.
Ritmo, respiro, inclinazioni innaturali usando senza esserne consapevoli leggi fisiche per poter avanzare. La pressione del palmo sul manubrio interno, la suola comprime la pedana quel che basta, e sei dentro. L'aria sbranata dalla cassa filtro tra le ginocchia, il rombo cupo del rilascio. La bitonalità isterica di una coppia trovata in mula e trattenuta fino allo scollinare, e tra le dita serrate la presenza della forca che ci trasmette il suo lavoro senza tregua. Su e giù, giù e su, va su lei, oscilla il mono, si alternano i pistoni nelle canne. E anche io su e giù, in piedi, giù le chiappe, su di nuovo...ma sempre più lento e meno convinto. E' tempo di una pausa, il terminale schricchiola, e ti viene in mente che una volta quel sottofondo durava di più. carbonio e titanio contro acciaio, meno poesia, più sostanza.
Il resto...il resto non so, dentro due marce basse, piega, colpetto di posteriore, gasssss... vediamo che altro c'è oggi in questo mondo piccolo.