Do il mio contributo.
Doverosa premessa, la moto va sempre guidata e da sola non va.

La mia forcella era già "preparata" e personalizzata dal sospensionista, "rifatta" un mese fa.
Ho passato una giornata da Guido Sala inventore e costruttore delle DYVA che e' persona "particolare" ma squisita (panino a pranzo a cura della mamma..

) innamorata del suo prodotto e meticolosa nel lavoro a cui ho potuto assistere in ogni istante, compresa prova sul campo a fine lavoro, con personalizzazione in diretta.
Rispetto a prima diciamo che la classica coperta corta non c'è. Ovvero la puoi tenere sostenuta e perciò avere maggiore sicurezza e direzionalità, senza avere un idraulica troppo dura che poi fai fatica a far lavorare e se non sei perfettamente dritto sul sasso, ti scarta di lato con relativo spaghetto, se non di peggio.

Infatti sabato endurando ho preso un paio di sassi piantati in queste condizioni, tra cui uno in discesa veloce, per cui ho detto: "ahia, ci siamo", invece si è mossa, ma non l'ho persa..e il mio fisico provato, ha ringraziato. Questo per me è un vantaggio importante, maggiore sicurezza.

Domenica sono andato a Vercelli in pista da cross e qui sono rimasto piacevolmente sorpreso del fatto di non avere dovuto indurire, cosa che di solito tocca, causa soprattutto i salti.
Invece non ho toccato niente, magari avrei potuto affinare, ma lei ha lavorato comunque sufficientemente bene. Il che per un pilota (io non più) vuol dire passare dalla linea tosta al fettucciato mantenendo buone prestazioni senza toccare niente.
Altra cosa positiva, qui puoi regolare l'idraulica come al solito, ma anche il sostegno, senza dovere aprire la forcella e cambiare lamelle o molle (nei limiti), solo con una chiave da 17. Non è poco..

Difetti? In quel poco, mi sembra che sulla sollecitazione secca veloce mi picchi un po' sulle braccia, ma è giusto dire che sono appena rodate e non ho ancora toccato un click. Vedremo più avanti.
Altro problema (ma la forcella non c'enta..) è che lavorando meglio davanti, adesso sento di più i limiti del mono..
