I giapponesi copiavano le moto inglesi ed italiane, fotografavano e compravano gli esemplari delle migliori moto europee, i motori venivano industrializzati con la migliore qualita' possibile fin da subito, mentre per freni, telai e sospensioni tribolarono per anni per raggiungere le i migliori prodotti europei, basti dire che la riminese Bimota prosperava grazie alla cronica mancanza di freni e tenuta di strada delle sportive giapponesi, ne prelevavano soltanto il motore, e facevano delle opere d'arte che tenevano i 240 sui curvoni autostradali, poi, poco per volta, anno per anno, anche i giapponesi impararono ad unire ai loro motori altamente prestazionali telai e freni all'altezza, nel frattempo le inglesi erano sparite ed in Italia erano sopravvissute MotoGuzzi e Ducati. La differenza tra quanto sta accadendo adesso e' che il Giappone aveva migliorato la qualita', mentre la delocalizzazione in Cina, la qualita' l'ha fatta crollare, salvo che si pensi che mantenere la manodopera a livello della schiavitu' e negare i diritti umani la si possa scambiare per innovazione e progresso tecnologico