Rapidamente scarto l'idea di fermarmi a prendere il caffè in pasticceria subito su per la Feltrina. Mi attendono oltre 200 km per arrivare al meeting point.
Ora il caffè ci sta, poi la consultazione della cartina, la sigaretta e si riparte. Risalgo la valle del Piave, tra paesaggi bellissimi, fino a Busche, dove un dolcissimo sole fa capolino da destra. Continuando a guidare mi partono i pensieri, molto spesso mi capita di voler fermare il mondo e la vita per poter congelare in un determinato istante momenti, atmosfere, odori, ricordi gioie e felicità che altrimenti so che un attimo dopo voleranno via come una foglia secca spazzata dal vento.
Voleranno via e rimarranno solo i ricordi. Alcuni bellissimi, altri dolorosissimi. Ma ricordi.Ma miei.
55 anni... 55 anni di ricordi: pochi?!? molti?!?!?... boh!!! So solo che, se rallento il ritmo della mia vita e mi volto ad osservare, vedo un flusso interminabile d'immagini che mi fanno da ombra e tra queste scorgo fra le tante voi, un gruppo di amici, un gruppo di compagni di viaggio che mi hanno donato momenti belli, brutti, incazzature e delusioni, comunque sia un gruppo di Amici che nei momenti brutti erano li pronti a consolarmi e sostenermi. L'Amicizia è molto importante, ed è per questo che va rispettata e usata nel migliore dei modi, a volte non è facile, in qualche occasione ti fa anche soffrire, se qualcuno la chiede o se qualche persona ne ha bisogno, doniamogliela, ma mai per avere qualcosa in cambio, altrimenti non avrebbe valore, se vieni ricambiato sarai felice di aver trovato un amico, se invece il contrario saremo orgogliosi per aver aiutato una persona in difficoltà.
Mi rendo conto che continua a piacermi fotografare tutto, alberi, paesaggi, persone. E finalmente mi rendo conto il perché. Voglio fermare, ingabbiare gli istanti migliori della vita, "il tempo esiste e a volte va fermato". La macchina del tempo, ci accompagna nel presente, ci ricorda il passato. Il futuro no, quello ce lo creiamo noi con le scelte.
Sensazione strana, sensazione di "sospeso" e tutto intorno a me corre. Provo a capire ma nulla, è un dialetto a me incomprensibile. L'aria è fresca, c'è vento, un vento che avvolge. Avvolge la mia corazza che mi isola dal mondo, mi entra dentro. Forse è l'unica cosa che riesco a sentire e che mi fa pensare. A verdi distese, verdi prati. Prati mossi come un grande oceano dove correre, sdraiarsi, sognare, guardare il cielo, le nuvole, gli uccelli che volano liberi spensierati.
Mi desto dai pensieri ed il sole è già alto, la voglia di fuggire è tanta, mollare tutto, stracciare i canoni giornalieri, canoni in cui non mi riconosco, in cui non mi riconoscerò mai, mi viene voglia di gridare che la vita è un'altra, che i problemi sono altri, che le cose importanti sono altre, l'amore, la natura che ci circonda, le passioni, il volo, le sensazioni, i profumi.
Già so che non sentirebbero, sono sordi, sono ciechi, sono in uno stadio terminale, sono morti nell'anima, nel cuore... nella testa... sono vuoti... solo dei gusci vuoti che si rincorrono a vicenda senza mai raggiungersi... senza mai trovarsi... sono soli... sono freddi... è come se un potentissimo virus ci portasse via la consapevolezza del nostro essere, la spensieratezza... la spensieratezza che si ha da bambini... un virus che ci aggredisce nell'età adulta e contro il quale non si conosce una cura, o più subdolo, che non ci fa venire voglia di trovare la cura... un virus che ci trasforma e che ci rende immateriali...
Ma perché??? Perché mi ha risparmiato? Perché penso? Perché ragiono? Perché mi accorgo di questo dramma? Non era forse meglio essere come gli altri e non rendersi conto di nulla??? Si, no, non so rispondere, non ho voglio di cercare risposta. Quello che ora so è che vivo, ascolto, osservo, provo emozioni. Riesco a sentire l'aria fresca che mi accarezza il viso, ha un sapore particolare che conosco, lo conosco ma mi sfugge. Mi ricorda attimi belli, non troppo lontani e torno a volare, a volare con la mente, con lo spirito, con l'anima, e sono di nuovo lontano, lontano da tutto ciò che detesto e che non capisco, lontano dalla vita frenetica che è a meno di un centimetro da me. Me ne disinteresso e volo libero, leggero, solo con me stesso ma felice, solo con la natura che è sveglia, è sempre li anche se non sempre la vediamo ed ecco che, ad un tratto, si fa sentire prepotentemente con il vento.
Solo come sempre.
Sono le 19.40, parcheggio sotto il portico di casa, ed e' subito sera.