Contromano, rubrica di Marco Masetti su MotoSprint n° 14 aprile 2014:
Eccoli, scendono dai monti per arrivare al mare e godersi un po' di sole di aria pulita. Non sono i nuovi barbari, ma quelli del weekend in moto. Sara' che mi trovo in un posto un po' "fighetto", quindi appetibile dal ceto medio-alto, ma la netta maggioranza di quelli calati dai monti e' alla guida di una moto in particolare: sua maesta' il GS!
Massima espressione del concetto "tutto il superfluo intorno ad una moto", la maxi bicilindrica ha conquistato l'Italia, infatti e' una delle piu' vendute, nonostante un prezzo non certo popolare. Senza scherzi, si tratta di una moto splendida, di un oggetto tecnicamente ed esteticamente molto interessante, frutto di una lunga evoluzione iniziata piu' di trenta anni fa'. Quello che sorprende non e' tanto la moto, nonostante le cifre che indicano il prezzo e il peso facciano cadere le braccia a chi crede nelle moto come mezzo essenzialmente sportivo, ma gli utenti che la portano a pochi metri dal mare...
Adesso mi apposto nel parcheggio sul lungomare e me li studio bene. Camuffato da comune turista, non me ne lascio sfuggire mezzo, ma scopro con orrore che: visto uno, visti tutti.
Partiamo dall'analisi esterna: ineluttabilmente, inevitabilmente (basta avverbi, grazie) troviamo una tuta in due pezzi realizzata in tessuti tecnici multistrato (cordura, nylon, fibre aramidiche, membrane traspiranti, inserti in kevlar) con ampie, pratiche e impermeabili tasche e protezioni a norma europea. Bene, anzi, ottimo. Ma per quale motivo i colori sfoggiati dalla tribu' che viaggia in GS vanno dall'antracite al grigio? Per altro sono gli stessi non-colori che troviamo sulle loro moto. C'e' un rifiuto del cromatismo che fa' si che su 100 GS non ce ne sia una di una tinta che non sfoggi le mille declinazioni del cemento e dell'asfalto. Va bene che venite dalla citta', ma un po' di colore vi sarebbe di aiuto psicologico. Sembra quasi che i GS Boys dicano, attraverso il codice dei colori, veniamo dal cemento e al cemento torneremo!Brrr, inquietante interpretazione. Va bene, passiamo al casco che, invariabilmente e' un integrale apribile, naturalmente con cromatismi che vanno dal nero opaco al bianco sporco. Possibile che nessuno sfoggi un casco rosso, very italian style o un Green England? Cosa c'era il giorno che l'avete comprato, lo sciopero dei colorifici?
Naturalmente tutti hanno un microfono davanti alla bocca, segno che c'e' un interfono che lo collega con il passeggero, invariabilmente grigio-vestito come il guidatore, e con il telefono, sempre acceso.Magari collegato al navigatore (sempre in bella mostra sul manubrio, anche per andare da Lodi a Milano) pronto a una ulteriore connessione con un tablet e, magari, ad un'applicazione "domotica" che tenga sotto controllo, durante l'assenza della "GS coppia", il riscaldamento di casa, il sistema di irrigazione del giardino e il congelatore. Si sa, chi ha il GS, di solito, e' persona moderna, razionale e di ceto medio-alto.
Guardiamo un po' gli adesivi sulle immancabili borse in alluminio da 40 litri minimo e cerchiamo qualche segno di trasgressione. Niente da fare. Il 90% non ha attaccato un bel nulla, mentre il restante 10 sfoggia, nell'ordine: localita' esclusive della Costa Azzurra, la bandiera catalana, l'asinello dell'Andalusia, la Corsica, oppure il sommo feticcio dei macinatori di chilometri, il vessillo di Capo Nord! Pagherei cento Euro per vedere il simbolo di un vecchio gruppo rock, lo scudetto di una squadra di calcio nobilmente decaduta (suggerisco il Bologna, ma va bene anche la Pro Vercelli o la Pro Patria), lo stemma di famiglia (anche inventato), una vecchia icona politica.
Niente da fare, il GS People non personalizza, perche' fra due anni vendera' la moto e comprera' il nuovo modello. Gente razionale, poco colorata, ma con il senso degli affari.