Nelle gare di velocita' degli anni cinquanta, soprattutto nei circuiti cittadini, come quello del Valentino a Torino, oppure ad Ospedaletti, dove il circuito si sviluppava per un bel tratto sull'Aurelia, i morti si contavano, purtroppo, a decine tutti gli anni, anche nel fuoristrada attuale, come in tutti gli sport dove c'e' di mezzo la velocita', la componente di rischio e' sempre presente, ad esempio nel supercross i traumi alla spina dorsale sono il pericolo piu' grande per i piloti perche' non esiste lo scivolamento in caso di caduta, in genere si rimane "piantati" sul posto dove si e' caduti, nell'enduro il pericolo piu' grande e' in allenamento, dove parecchi piloti sono morti per un urto frontale con un altro pilota che procedeva in senso inverso, come era successo nel cuneese alcuni anni fa', oppure come nel caso del grande campione bergamasco Imerio Testori scomparso durante un allenamento in solitaria, la dinamica precisa non la si seppe mai, in quanto era ad allenarsi da solo!
A esempio le gare di velocita' in salita sono praticamente scomparse, ormai ne sopravvivono pochissime, sempre per l'altissima pericolosita' del tracciato, se uno sbaglia una curva e' "finito", mi ricordo di avere assistito alcuni anni fa' alla storica salita di Forno nel Canavese, veniva disputata dal 1947, ma quella fu l'ultima volta che si disputo' perche' ci fu un incidente mortale in gara!
Purtroppo vale il detto: "Il pericolo e' il mio mestiere", aumentano le protezioni attive e passive, ma aumentano anche le prestazioni delle moto e l'agonismo!