Autore Topic: I miti non invecchiano.  (Letto 1361 volte)

Offline alex

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I miti non invecchiano.
« il: 27 Dicembre 2013, 18:56:48 »
Aprilia SL1000 Falco "Zia Frankenstein"
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Offline alex

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Re: I miti non invecchiano.
« Risposta #1 il: 27 Dicembre 2013, 19:06:59 »
Poi ci sono quelli che non sono potuti invecchiare, e sono rimasti mito puro. Cito tra i molti Dario Ambrosini, Libero Liberati, Rupert Hollaus, Leslie Graham, Gary Hocking, Ray Amm, Bill Lomas, Bob Mc Intyre, Tom Phillis, Bill Ivy, Ramon Torras, Gilberto Parlotti, Santiago Herrero, Angelo Bergamonti, Renzo Pasolini, Jarno Saarinen.

Motociclisti, che si prendevano i rischi per passione e non mollavano mai.
Nuvolari e Varzi, Guthiere e Woods, Serafini e Meier, Ruffo e Ambrosini, Duke e Liberati, Graham e Amm e Lomas e Masetti, Surtees e Mc Intyre, Provini e Ubbiali, Hocking e Hailwood, Pasolini e Agostini, Read e Saarinen, Roberts, Spencer, Sheene, Schwantz, Doohan. Uomini che ci hanno regalato duelli senza esclusione di colpi, non per il soldo ma per la moto.

Chiedimi chi era Bill Ivy, tu che sai tutto coi tuoi 17 anni e col cappellino giallo....
« Ultima modifica: 27 Dicembre 2013, 19:11:19 da alex »
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Re: I miti non invecchiano.
« Risposta #2 il: 27 Dicembre 2013, 19:08:05 »
Per l’ufficio anagrafe il suo nome era William David Ivy (Maidstone, 27 agosto 1942 –Sachsenring, 12 luglio 1969) ma per tutti era “Little Bill”.



Ivy un talento puro, uno dei piloti più combattivi della sua epoca, nei duelli non si tirava indietro e non conosceva la parola risparmio, andava sempre al massimo Bill. Fu per questo suo modo di correre, senza tattiche ma pensando solamente a dare più gas dell’avversario che il pilota inglese conquistò un gran numero di sostenitori. Lo stesso approccio che aveva nelle corse il piccolo Bill (era alto 160 cm) lo aveva anche nella vita, il termine quiete gli era sconosciuto, era perennemente in  fermento, sempre alla ricerca di quell’adrenalina che sembrava riuscisse a trovare solo nella velocità, sia che fosse a cavallo di una moto o al volante di un'auto sportiva. Amava in egual misura anche le donne e l’alcool insomma, era uno a cui piaceva la bella vita.

Con quei suoi capelli lunghi, gli abiti vistosi, il  modo di porsi, era un “Beat” un contestatore, era molto permaloso e venire alle mani con lui era semplice, bisognava prenderlo con le molle.

Pur essendo stato poco più di una meteora nel campionato del Mondo il suo curriculum sportivo racconta di 21 GP vinti, 42 podi , 23 giri veloci e del Campionato Mondiale classe 125cc nel 1967, numeri importanti, pesanti che pochi sono riusciti ad ottenere.

L’esordio Mondiale di Ivy è datato 1962 nella classe 50cc dove in sella ad una Itom ottiene lusinghieri risultati contro le più performanti Honda e Suzuki, nel 1963 sarà campione Inglese della classe 125cc alla guida di una Honda. Negli anni successivi svolge la sua attività di pilota prevalentemente in patria dove sarà uno dei protagonisti assoluti spaziando fra le varie cilindrate. I buoni risultati ottenuti gli  valgono una Yamaha ufficiale per il TT del 1965  e con la 250cc della casa di Iwata,  IVY contende la vittoria a Redman con la Honda fino a che una scivolata non lo toglie dai giochi. Il risultato è sfumato, ma la bella gara resta e gli permette di diventare compagno di squadra di PHIL READ in Yamaha per la stagione 1966 dove, sarà protagonista assoluto nel mondiale 125 in cui si classificherà al secondo posto preceduto da Luigi Taveri.

Nel 1967  sempre in sella alla Yamaha 125cc (la stupenda 4 cilindri) con 8 vittorie, vincerà il suo Campionato del Mondo ed anche nella 250 sarà fra i protagonisti terminando al terzo posto nella classifica preceduto da Read ed Hailwood che sarà campione.

Nel 1968 la Honda annuncia il ritiro dalle competizioni e gli alfieri Yamaha si trovano campo libero in ambito mondiale, non disponendo gli avversari di mezzi performanti come i loro. Viene deciso a tavolino dai vertici dell’ azienda che quell’ anno READ avrà strada spianata nella classe 125cc ed IVY nella 250cc. In Yamaha presero quella decisione per placare la feroce rivalità fra i due compagni di squadra che si detestavano al punto di essere anche venuti alle mani . I vertici dell' azienda però non considerarono il fatto che READ era conosciuto nel Continental Circus non per essere un “chierichetto” ma  come una vera carogna- L’asso di Luton infatti dopo essersi assicurato in anticipo la corona Mondiale della 125cc decise di non rispettare l’accordo con la Yamaha, (anche in virtù del fatto che anche la casa di Iwata si sarebbe ritirata al termine di quella stagione) correndo sempre al massimo e giocando d’astuzia quando necessario,  riuscì a vincere anche il titolo della classe 250cc sconfiggendo l’odiato compagno di squadra.

Per Ivy fù un colpo tremendo per il morale e decise di lasciare le moto a favore delle auto. Debuttò in Formula 2  dove dimostrò un gran talento che anche Jacky Stewart non mancò di sottolineare. Però il richiamo delle  due ruote e dell’ ingaggio della YAWA ( per guidare la 350cc- 4 cilindri) furono due sirene a cui Bill non riuscì a sottrarsi.  Con la difficile due tempi Cecoslovacca, cui faceva difetto l’affidabilità (aveva un’insana tendenza al grippaggio), in quella stagione riuscì ad ottenere due secondi posti prima di incontrare il proprio destino durante le prove al Sachsenring quando proprio per un grippaggio cadde ad alta velocità colpendo una colonna di cemento. Nella caduta "Little Bill" perse il casco morendo praticamente sul colpo. Un'altra vittima di un periodo in cui la parola sicurezza nelle piste era sconosciuta e la morte era considerata come una compagna di viaggio abituale per i piloti. Aveva 27 anni Bill Ivy, 27 anni vissuti di corsa in pista e fuori…

Fonte: Motoemozione.it
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Re: I miti non invecchiano.
« Risposta #3 il: 27 Dicembre 2013, 19:10:36 »
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Re: I miti non invecchiano.
« Risposta #4 il: 28 Dicembre 2013, 11:42:26 »
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Offline Enzo

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Re: I miti non invecchiano.
« Risposta #5 il: 28 Dicembre 2013, 16:08:54 »
Ma quante placche di metallo avrà questo uomo sparse nel corpo ? Mi ricordo ancora la sua Suzuki sponsorizzata il primo anno dalla Pepsi Cola !Che spettacolo che era in quei anni la 500 e non e per rimpiangere gli anni che furono , erano altre generazioni di piloti ! :OK:
Suzuki V-Strom 650 " solo asfalto"
Vertigo Nitro " la bomba"
Suzuki DR 650 SE " La Milf".

Offline old-cat

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  • anche lui è più veloce di me...
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Re: I miti non invecchiano.
« Risposta #6 il: 30 Dicembre 2013, 23:01:09 »
Il mito non invecchia, lui però....
Finalmente mototornato in ZONTES 310T