Autore Topic: Le Ducati MHR  (Letto 12594 volte)

Offline alex

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Le Ducati MHR
« il: 24 Maggio 2013, 10:15:23 »
La storia della Ducati Mike Hailwood Replica coincide con la fine del bicilindrico a coppie coniche. Le origini di questo motore trovano le loro radici nei primi anni 70 quando, con l’avvento della rivoluzionaria Honda CB 750 Four, esplode il fenomeno delle maxi cilindrate; Guzzi e Laverda avevano già affrontato con successo il tema della bicilindrica di grossa cilindrata.
La Ducati all’epoca non navigava in buone acque, era per questo gestita da un ente statale, la EFIM, e pertanto l’ing. Taglioni fu costretto a tirar fuori il classico coniglio dal cilindro: un bicilindrico a V di 90° ottenuto utilizzando due gruppi termici dei collaudati e gloriosi monocilindrici; questa architettura a V era già stata sperimentata da Taglioni per l’Apollo a quattro cilindri e la 500 da GP. I vantaggi di questa soluzione erano:
- motore naturalmente equilibrato
- larghezza dei carter pari ad un monocilindrico
- cilindro posteriore ben raffreddato, a differenza delle soluzioni a V stretta o comunque con disposizione longitudinale diversa dalla “L”.
1a serie 1° lotto
1a serie, 2° lotto
Diverse furono le moto dotate di questo motore nelle sue varie evoluzioni la GT, la sport, la SS (replica Imola), la Darmah, ecc.
L’idea di produrre questa moto nasce dall’impresa compiuta da Mike Hailwood che a 38 anni, nel 1978, ritornò alle corse trionfando al Tourist Trophy in sella ad una Ducati; questa moto era in realtà quasi un prototipo con telaio DASPA, sospensioni Marzocchi, cerchi in magnesio e modifiche radicali al motore consentite dal regolamento della Formula 1 motociclistica.
2a serie

La MHR 900 viene presentata al salone di Londra 1979 insieme al Pantah 500 SL; in pratica un vero passaggio di consegne tra l’ultimo motore a coppie coniche ed il nuovo con comando della distribuzione a cinghia dentata.
La moto deriva strettamente dalla 900 SS (864 cc) del 1977 vestita però con una estetica molto simile alla moto con cui Hailwood partecipò al TT nel 1979. La colorazione bianco-rosso-verde coincide casualmente con il tricolore italiano; in realtà questi erano i colori dello sponsor CASTROL.
Nel 1980 viene costruito un primo lotto di 300 esemplari destinati al solo mercato inglese; le moto sono caratterizzate dalla carena in un sol pezzo, sella monoposto (biposto optional), guscio del serbatoio in vetroresina. Rispondendo alle richieste del mercato, dopo questa pre-serie viene costruito un secondo lotto nel quale viene adottato un serbatoio in metallo, senza guscio, che riproduce quello della NCR di cui era dotata la F1.
Nel 1981 esce la seconda serie con motore aggiornato (riconoscibile per l’oblò sul carter per il controllo del livello olio), una carena in due pezzi e fianchetti laterali.
Nel 1983 arriva la terza serie che riceve molte modifiche tecniche: telaio della S2 (e non più della SS), pinze freno sul retro dei foderi forcella, avviamento elettrico, frizione a secco con comando idraulico.
Infine nel 1984 l’ultima della serie e, come già abbiamo visto, la fine del “coppie coniche”; nasce la MHR 1000 (973 cc) caratterizzata esteticamente dalle frecce non più inglobate nella carena.
Di questa moto, nelle sue varie versioni, saranno prodotti circa 7000 esemplari.

LE ALTRE MHR

Nel 1982 la Ducati mette in produzione un Pantah 600 con livrea MHR
Pantah MHR

MH900e: questa moto viene presentata prima come esercizio stilistico al salone di Monaco del 1998 poi come prototipo al Motor Show di Bologna del 1999. Infine nel 2000 viene messa in produzione; inizialmente è previsto un massimo di 500 esemplari ma poi si arriverà a consegnarne 2000. Le prime consegne avverranno nei primi mesi del 2001.
Derivata dalla 900 SS e disegnata da Pierre Terblanche la moto è caratterizzata esteticamente dal serbatoio che riprende le forme della moto di Mike Hailwood al TT del 1978 e dalla carenatura della coppa dell’olio che riprende anch’essa le forme di quelle del 1978. Tecnicamente la distingue il forcellone monobraccio.
Sarà la prima motocicletta a essere venduta esclusivamente su Internet. A poche settimane dall’alba del nuovo millennio, 2000 appassionati avevano già prenotato la nuova moto.
Basandosi sul successo di vendita della MH900e, la Ducati rafforza il suo impegno strategico su Internet fondando Ducati.com, una consociata indipendente, che porterà i successi della Ducati nel cyberspazio.

NCR MH TT: Novembre 2008: all’EICMA viene presentata la NCR Mike Hailwood TT; è costruita applicando la più avanzata tecnologia racing di NCR rappresentata principalmente dal telaio in titanio dal peso di 5 Kg, dal nuovo motore NCR 1120 da 130 CV, dalle nuove forcelle Ohlins FGR 900 e dal bodywork realizzato in carbonio. La moto pesa complessivamente soli 136 Kg.
Lo scarico è completamente in Titanio, le bielle e valvole in Titanio così come ogni vite e bullone è in Titanio; i cerchi sono in carbonio.
MHR Evoluzione

NCR


SPORTCLASSIC: Per pura curiosità vi ricordiamo una Sportclassic 1000 S che replica nella livrea la MHR realizzata da un privato nel Dicembre 2008.
Sportclassic
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sgnaus

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #1 il: 24 Maggio 2013, 10:34:10 »
credo che l'originale abbia solo un modo per poter essere descrito: una figata pazzesca!
ai tempi ho passato le ore col naso appiccicato alla vetrina del concessionario, è una moto splendida, seppur coi suoi problemi, che è stata capace di oltrepassare la barriera del tempo

 sm419

Offline alex

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #2 il: 24 Maggio 2013, 10:39:42 »
è stata capace di oltrepassare la barriera del tempo

Nel senso che le vibrazioni la proiettavano in una dimensione spazio-temporale parallela?  sm444

Tutto il fascino lo deve in fondo al nome ed alla livrea, sotto c'era una Ducati normale. Ma ha costituito una svolta importante nel concetto e nella produzione di Ducati, una sorte di grundnorm che è alla base della filosofia attuale. Vuoi per virtù, vuoi per caso, però Taglioni, chi altri!
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sgnaus

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #3 il: 24 Maggio 2013, 10:45:47 »
è stata capace di oltrepassare la barriera del tempo

Nel senso che le vibrazioni la proiettavano in una dimensione spazio-temporale parallela?  sm444

Tutto il fascino lo deve in fondo al nome ed alla livrea, sotto c'era una Ducati normale. Ma ha costituito una svolta importante nel concetto e nella produzione di Ducati, una sorte di grundnorm che è alla base della filosofia attuale. Vuoi per virtù, vuoi per caso, però Taglioni, chi altri!
e lasciami dire no... una volta che parlo bene di una ducati stai a gurdare il capello?! ma sei incontentabile!
 :arar:

Offline Valchisun

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #4 il: 24 Maggio 2013, 13:36:23 »
Ma lo fate apposta? sm41 sm41 sm41 smban smban smban

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Offline alex

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #5 il: 24 Maggio 2013, 13:41:58 »
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Offline Valchisun

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #6 il: 24 Maggio 2013, 13:51:28 »
Comunque gia' la seconda versione dell'Mhr, cioe' il mille con l'avviamento elettrico non era piu' bello come la prima versione, anche se lo avevamo migliorato leggermente, soprattutto sulla componentisca della parte elettrica, la prima versione della 900, come la mia, aveva ancora le pinze dei dischi anteriori poste davanti ai foderi della forcella:

Mhr 1000:



Mhr 900 prima versione con la carena scomponibile:



fondamentale che abbia montato le Conti a tromboncino che aveva di serie,  il rumore di scarico che ha reso inconfondibile il bicilindrico 860 Ducati! :baci: :baci: :baci:
« Ultima modifica: 25 Maggio 2013, 13:49:39 da Valchisun »

Ktm Super Duke 1290 R

Offline Enzo

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #7 il: 24 Maggio 2013, 20:34:44 »
Ma la Ducati non aveva fatto anche un bicilindrico frontemarcia ? :SAD:
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Offline alex

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #8 il: 24 Maggio 2013, 21:44:33 »
Si. La Ducati si è sempre distinta per la originalità dei suoi motori, a prescindere dalla distribuzione desmodromica: prima il monocilindrico monoalbero comandato con alberello verticale e coppie coniche e poi bicilindrico ad L, prima con lo stesso comando della distribuzione e successivamente con le cinghie dentate.

Alla fine degli anni '70 però la direzione spingeva per la realizzazione di un motore bicilindrico parallelo per conformarsi alle proposte delle altre case e per rispondere ad una ricerca di mercato, di cui non si conoscono le basi scientifiche, da cui emergeva la preferenza per una struttura "simmetrica" della moto, caratteristica che il bicilindrico ad L longitudinale non poteva offrire.

Taglioni, che aveva realizzato il bicilindrico a coppie coniche ed aveva già allo studio il motore Pantah, si rifiutò di avviare il progetto che fu perciò affidato all'ing. Tumidei, con la consulenza della Ricardo Engineering.

Il progetto prende spunto da un prototipo di 500 bicilindrica presentato nel 1965 e mai entrato in produzione. Viene impostato nelle due cilindrate canoniche per l'epoca: 350 (71,8 x 43,2) e 500 (78 x 52). La cilindrata minore era una scelta dettata dalla legislazione vigente: in Italia i minori di 21 anni non potevano guidare moto oltre i 350 cc ed inoltre le moto di cilindrata superiore erano soggette ad un'imposta del 38%.

La distribuzione era monoalbero a molle comandata da catena centrale, albero motore con manovelle a 180°; l'inclinazione delle valvole era di 60°come quelle del 750 SS Imola '73. Nel 1976 la moto debutta con la serie GTL caratterizzata da un'estetica simile a quella disegnata da Giugiaro per la 860 GT.

Questa impostazione estetica poco tradizionale ed una serie di notevoli difetti di questa prima serie, tanto da far affibbiare alla moto il nomignolo di Demonio o Frantoio, frenò la diffusione di questa moto, perciò un anno dopo, nel 1977, la Ducati lanciò sul mercato la versione Sport Desmo dotata appunto di testate desmodromiche e riviste stilisticamente da Leopoldo Tartarini, titolare della Italjet e già citato nella nota riguardante il giro del mondo con la Ducati 175, che tra l'altro sostituì le ruote a raggi con cerchi in lega della FPS.



Nel 1978 poi arriveranno le versioni GTV che sostituiscono le mai apprezzate GTL. Ma nonostante questi interventi la moto non entrerà mai nel cuore dei ducatisti; poi arriverà il Pantah e sarà la fine del bicilindrico parallelo. Verrà fatto il tentativo di sostenere l’immagine della moto con la produzione di una 500 SS dotata di semicarena e radiatore dell’olio, ma inutilmente. Stranamente nel 1983, quando ormai il Pantah aveva totalmente soppiantato il bicilindrico parallelo, viene prodotta una piccola serie di 500 SD per il mercato australiano caratterizzate da cerchi in lega OSCAM, sospensioni, strumentazione e blocchetti elettrici più moderni; saranno praticamente invendute.

Ma la storia del bicilindrico parallelo in Ducati non si esaurisce con la serie GTL, GTV, SD. Abbiamo infatti accennato all’inizio ad un prototipo da cui è derivata questo sfortunato modello. In effetti più volte in precedenza la Ducati aveva tentato la via del bicilindrico parallelo:

- nel 1965, alla Mostra di Daytona che si tenne a Marzo di quell’anno, viene presentata una 500 apparentemente derivata dalla Apollo; il motore è un aste e bilancieri con manovelle a 360°; al x corsa 72 x 58,8; ancora una volta troviamo un serbatoio derivato da quello del diana 250. Di questo prototipo verrà allestita anche una versione militare;

- nel 1967 invece viene realizzato il prototipo di una 700 bicilindrica in due versioni: una aste e bilancieri che erogava 70 CV a 6500 giri, deputata a sostituire il Guzzi Falcone in dotazione alla Polizia, ed una versione sportiva bialbero comandato a catena, che erogava 80 CV a 7500 giri;

- infine nel 1968 si vede in giro il prototipo di una 500 (74 x 57,8 come il monocilindrico 250) ad aste e bilancieri montato sul telaio e carrozzeria di un Mark 3.

 

Ma il bicilindrico parallelo in Ducati ha avuto qualche applicazione anche nelle competizioni; tre sono le realizzazioni caratterizzate da questo schema:

- nel 1957 viene approntata una 175 per la Formula 2; è un bialbero a molle a cascata di ingranaggi, cilindri verticali; erogava 22 CV a 11000 giri. Debuttò, ritirandosi, al Giro Motociclistico d’Italia;

- per la categoria 125 GP viene sviluppato nel 1958 un bicilindrico Trialbero Desmo a cascata di ingranaggi; i cilindri erano leggermente inclinati in avanti; la potenza era di 22,5 CV a 13.800 giri con possibilità di arrivare fino a 17000; arrivò terza al GP delle Nazioni a Monza dietro altre due Ducati mono; poi nel 1959 la Ducati si ritirò ufficialmente dalle competizioni;

- infine nel 1960 Stan Hailwood commissiona alla Ducati la realizzazione di una 250 GP per il figlio Mike; nasce una 250 bicilindrica desmodromica ad ingranaggi che eroga 37 CV a 11600 giri. Da questa moto viene derivata una 350 per il pilota Ken Kavanagh. Le moto, senza assistenza ufficiale, non avranno alcun successo e saranno acquistate da Surtees che le doterà di ciclistica Reynolds e le affiderà, tra gli altri, a Phil Read.

 

Ritornando alla storia delle GTL/GTV/SD, per chi fosse interessato all’acquisto di una di queste moto, voglio qui elencare i difetti cronici, in verità eliminati quasi del tutto nelle ultime serie, derivanti dalla scarsa qualità dei materiali, dovuta alla crisi economica di quel periodo, e da un assemblaggio poco accurato che spesso inducevano alla sostituzione integrale del motore:

- perdite di olio tra testa e cilindro;

- fragilità del tendicatena della distribuzione;

- schiavetta mento del pignone;

- ruttori di accensione difettosi e di difficile accesso;

- scarsa longevità del motore.
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Offline Valchisun

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #9 il: 25 Maggio 2013, 13:47:17 »
Anni fa' sul Passo del Sempione vidi un esemplare su strada di questa: Ducati Mhr 900 Evoluzione:




erano state vendute tutte su Internet, forse una delle prime vendite on-line di una motocicletta, ne erano stati realizzati pochissimi esemplari, mi pare che costassero una follia, alla fine era un banalissima Ducati con il motore a due valvole della Monster 900 ed una coppa dell'olio posticcia, mi pare che montasse una telecamera nel codone posteriore al posto degli specchietti retrovisori, almeno il prototipo prevedeva la telecamera, questa in foto aveva i soliti specchietti...
Certo che la moto originale con cui Mike Hailwood, dopo anni di inattivita', vinse il Tourist Trophy, si rivoltera' nella teca...... sm41 sm41 sm41



Molto bella invece questa special N.c.r. 860 stradale attualizzata:


« Ultima modifica: 25 Maggio 2013, 13:50:54 da Valchisun »

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sgnaus

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #10 il: 25 Maggio 2013, 20:05:44 »
e che dire di questa? con lucchinelli faceva vadere i sorci verdi nella bott AMA...



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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #11 il: 25 Maggio 2013, 20:13:26 »
Un mio amico collezionista anni fa aveva avuto una TT F1 come quella con cui corse Tony Rutter:



e pure la stradale F1 Montjiuich:



soltanto che le acquistava e le vendeva ad una velocita' tale che non avevi nemmeno tempo a vederle o a provarle.... sm409 sm41 sm41

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #12 il: 25 Maggio 2013, 20:17:07 »
e che dire di questa? con lucchinelli faceva vadere i sorci verdi nella bott AMA...



Questa e bellissima  ancora adesso , con un codone più filante sarebbe il massimo !
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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #13 il: 25 Maggio 2013, 20:29:25 »
Avevano la guidabilita' e la maneggevolezza di una bicicletta, anche la Ducati Pantah 600 da cui erano derivate erano delle grandissime moto, una moto di media cilindrata che arrivava a superare i 220 Km.con un'ottima tenuta di strada ed una frenata che le moto giapponesi di quei tempi potevano soltanto sognarsele......



e che rapprestarono un notevole successo commerciale nel periodo in cui la Ducati venne venduta dalla E.f.i.m. ,azienda a partecipazione statale, ai fratelli Castiglioni, quel motore nato piu' di trent'anni fa' da un progetto dell'ing. Fabio Taglioni, e' il motore da cui deriva l'attuale motore a due valvole delle Ducati Monster etc.! smbrv smbrv smbrv

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Offline Valchisun

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Re: Le Ducati MHR
« Risposta #14 il: 25 Maggio 2013, 20:46:46 »
Comunque, per me, la piu' bella di tutte le Ducati passate, presenti e anche future, rimane la SS 750, prima versione a carter "tondi":



oltretutto la Ss 750 ha una valore non indifferente sul mercato delle moto da collezione, e' praticamente introvabile!



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