Autore Topic: Valery # 101  (Letto 1034 volte)

Offline alex

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Valery # 101
« il: 09 Gennaio 2013, 00:06:22 »
Valeriy #101



Valeriy Dotsenko, tredici anni, promessa del motocross europeo, morto a Kirovograd durante una gara del campionato ucraino...poche righe in inglese lette lunedì sera, la solita mano che ti strizza lo stomaco e le parole vuote messe come stato su FB, le stesse che tutti noi scriviamo quando un crossista se va...RIP, ride in peace, corri in pace.
Mi aspettavo di relegare immediatamente questa tragedia nell'angolo speciale della mia mente in cui chiudo le cose dolorose ma non troppo vicine, le tengo sigillate perchè non si trasformino in paura per mio figlio e le persone che amo.
Dopo poco i nomi senza volto diventano sbiaditi, gli incidenti statistiche e tutto ricomincia a fluire...
Ma con Valeriy non ha funzionato, non lo conoscevo eppure non riuscivo a lasciarlo andare.
Poi ho capito.
... Fotografare per me è qualcosa di magico, le tracce delle vite che inquadro rimangono sempre impigliate nel mio inconscio.
Ho aperto il computer ed ho aspettato di incontrarlo.
E all'improvviso eccolo, fra le foto scattate al Mundialito soltanto un mese fa...
Cappellino rosso e gambe magrissime, un po' storte, ginocchia segnate da vecchie ciccatrici, uno scugnizzo biondo come il grano.
Cerco in quel bambino, pallido anche in agosto, i segni delle cose straordinarie che sa fare, ma non vedo nulla.
I crossisti sono una strana razza,.
I cuccioli che vanno in moto lo sono ancora di più, non hanno fisici da atleta e spalle larghe, nascondono i superpoteri nei caschi e nei guanti,così noi ,che non sappiamo sognare, non possiamo riconoscerli e trattenerli a terra.
Sfoglio il mio album e lo ritrovo ancora, fra centinaia di persone frastornate e felici. Lo sguardo serio mentre porta la bandiera della sua patria.
Ha la solennità che solo i bimbi sanno mostrare, perché ancora ci credono nelle bandiere e negli eroi e forse sanno che gli eroi sono proprio loro.
Lo vedo di nuovo, trasfigurato questa volta.
La fragilità nascosta sotto le protezioni, mentre vola sui doppi,la figura esile e la moto di traverso sul salto dell'arrivo, come sfondo il pubblico ammirato.
Ora ho ritoccato questa immagine, ho lasciato che i colori li prendesse tutti lui, quando muore un bambino il mondo resta attonito e nero.
Poi una foto mossa, un frammento di vita che avevo scartato... piegato in curva, quasi a toccare terra e ancora quegli occhi, trasformati dalla gara, occhi adulti, abituati a cadere e rialzarsi...perchè questo ti insegnano quando vai in moto, rialzati, rialzati sempre, con il corpo rotto e l'anima ammaccata.
Lo guardo in questo scatto sfuocato e penso a quanta polvere e fango, fatica e coraggio ci sono stati in questi 13 anni.
Penso alle ossa rotte, alla passione che ti fa dimenticare stanchezza e dolore.
Sovrappongo i suoi occhi a quelli di tutti i crossisti che conosco, c'è la stessa luce,la stessa scanzonata convinzione di poter volare al di là e al di sopra, la stessa ostinazione che li spinge, un centimetro dopo l'altro, a chiudere un salto, a limare un secondo...
Infine l'ultimo scatto, lontano dalla pista e dal paddock vip, dai motorhome esagerati, dalla chiassosa superiorità degli americani e dalla forzata professionalità delle maglie azzurre.
Inginocchiato per terra, ai piedi di un camper vecchissimo, un bambino lava il suo casco, prende l'acqua da una tanica blu e lo pulisce accuratamente, poi lo lucida, a lungo...come se fosse la cosa più preziosa della sua vita, la corona di un re.
Ricordo di essermi fermata con un groppo alla gola e di avere congelato l'emozione in una foto.
Ora che a quel volto ho dato un nome, riguardo quell'istante e piango.
Piango per lui.
Piango per chi ha dentro la stessa passione e si massacra in campetti maltenuti, per uno sport che non gli darà mai né popolarità né ricchezza.
Piango per sua madre e per lo strazio di tutte le madri.
Piango perché di questo piccolo campione nessuno parlerà e anzi, qualcuno arriverà a pensare che se lo sia meritato.
Ho asciugato le lacrime.
Poi ho scritto queste parole per Valeriy, che non si rialzerà mai più, e per i pochi che possono comprendere che Dotsenko #101 è morto a 13 anni in nome di un amore che lo ha fatto sentire follemente vivo.
Io, questa volta, non voglio dimenticare e ogni tanto, nelle sere come questa, guarderò le foto e vedrò un bimbo biondo che ora sa veramente volare.

[Paola Calonghi]

http://www.youtube.com/watch?v=Ir6tPiubEmY
« Ultima modifica: 09 Gennaio 2013, 00:10:10 da alex »
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Offline Valchisun

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Re: Valery # 101
« Risposta #1 il: 09 Gennaio 2013, 00:16:52 »
Non so' cosa pensare, perche' da una parte non ho mai visto bene quelli che costringono il proprio figlio ad andare in moto ancora prima di cominciare a camminare o quasi, perche' mi sembra una forzatura, mi sta' bene inculcare una passione, ma farne diventare una ragione di vita, fargli rinunciare ad una vita normale da bambino o da adolescente per una carriera sportiva, mi sembra troppo, pero' e' anche vero che qualcuno deve pur farlo, se no non sarebbe esistiti gli Stoner, i Capirossi,i Dougie Lampkin, gli Stefan Everts, i Rossi,ed in tutti gli sport e' cosi',ma forse non e' facile parlare se non si e' padri.... :SAD:

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Offline alex

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Re: Valery # 101
« Risposta #2 il: 09 Gennaio 2013, 00:21:46 »
Assecondi le passioni e intanto preghi, anche se non credi. E in quegli stessi momenti capisci cosa provavano i tuoi quando assecondavano te. Solo allora.
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Offline vin-lap

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Re: Valery # 101
« Risposta #3 il: 09 Gennaio 2013, 11:58:04 »
Assecondi le passioni e intanto preghi, anche se non credi. E in quegli stessi momenti capisci cosa provavano i tuoi quando assecondavano te. Solo allora.
:OK:
moto varie.....

Offline alex

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Re: Valery # 101
« Risposta #4 il: 13 Novembre 2013, 20:24:04 »
Casualmente ho riaperto questa discussione dopo mesi, casualmente. E adesso che la freddezza della cronaca si è dissolta rimangono più vere le emozioni ed i pensieri di chi ha scritto questo pezzo. Un tributo a chi fa sport lontano dai riflettori, perché rischia uguale, soffre il doppio e supplisce con l'amore per quel che fa. Specie in una disciplina dura, sporca ed aspra come il motocross. Che potrebbe essere una fantastica scuola di vita.
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