Autore Topic: Il pensiero di Steve Jobs  (Letto 2353 volte)

Offline Lamberto

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Il pensiero di Steve Jobs
« il: 07 Ottobre 2011, 23:07:54 »
Cercando sulla rete informazioni su questo grande dell'informatica ho trovato la traduzione di un
discorso fatto nel 2005 ad una platea di neolaureati, mi trovo totalmente d'accordo su quanto
afferma, voi cosa ne pensate?


Discorso ai neolaureati della Stanford University, il 12 giugno 2005:

"È per me un onore essere qui con voi, oggi, alle vostre lauree in una delle migliori università del
mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per essere onesto, questa è l'esperienza più vicina ad una
laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente
di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia: unire i puntini.

Lasciai il Reed College dopo il primo semestre, ma continuai a frequentare in maniera ufficiosa per
circa 18 mesi prima di abbandonare definitivamente. Perché mollai?

Tutto cominciò prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non
sposata e decise di darmi in adozione. Credeva fortemente che avrei dovuto essere cresciuto da
persone laureate e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare alla nascita da un
avvocato e da sua moglie. Quando arrivai al mando, però, loro decisero all'ultimo minuto che
preferivano una bambina. Così i miei genitori, che erano in lista d'attesa, ricevettero una chiamata
nel bel mezzo della notte: "C'è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete?". Loro
risposero: "Certamente". Solo dopo, mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata
e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per
l'adozione. Accettò di farlo mesi dopo, solo quando i miei genitori promisero formalmente che un
giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno costoso tanto quanto Stanford
e tutti i risparmi dei miei genitori finirono nelle tasse universitarie. Dopo sei mesi, non riuscivo
a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e
non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, a spendere tutti quei soldi
che i miei genitori avevano messo da parte lavorando una vita intera. Così decisi di mollare e avere
fiducia che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. Era piuttosto spaventoso all'epoca, ma
guardandomi indietro è stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell'attimo stesso in
cui abbandonai il college, smisi di seguire i corsi che non mi entusiasmavano e cominciai invece a
frequentare quelli che trovavo più interessanti.

Non fu tutto rose e fiori. Non avevo più una camera nel dormitorio ed ero costretto a dormire sul
pavimento delle camere dei miei amici. Riportavo al negozio le bottiglie di Coca Cola vuote per
avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. E tutte le domeniche camminavo
per sette miglia attraverso la città per avere finalmente l'unico buon pasto della settimana
all'Hare Krishna. Adoravo tutto questo. E quello che trovai seguendo la mia curiosità e la mia
intuizione risultò, solo dopo, essere senza prezzo.

Vi faccio subito un esempio. Il Reed College all'epoca offriva probabilmente la migliore formazione
del Paese in calligrafia. In tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto
a mano con grafie bellissime. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito il
corso di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai i caratteri serif e sans serif,
la differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, quello che rende
eccezionale un'eccezionale stampa tipografica. Era bello, storico, artistico e raffinato in un modo
che la scienza non è in grado di offrire e io ne ero completamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare un'applicazione pratica nella mia
vita. Ma dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, tutto quello che avevo
imparato mi tornò utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E' stato il primo computer dotato di una
bellissima tipografia. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi mai partecipato a quel
singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto caratteri tipografici differenti o font
spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato Mac, è probabile che non ci sarebbe
stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non avrei mai
frequentato quel corso di calligrafia e i personal computer potrebbero non avere quelle stupende
capacità tipografiche che ora hanno. Chiaramente, quando ero al college, era impossibile unire i
puntini guardando al futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto
guardarmi indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi
indietro. Dovete aver fiducia che, in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete
credere in qualcosa - il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo
di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e ha sempre fatto la differenza nella mia vita.

Seconda storia: l'amore e la perdita

Io sono stato fortunato: ho trovato molto presto quello che amo fare. Io e Woz fondammo la Apple nel
garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Lavorammo duramente e in 10 anni
Apple, da quell'azienda fatta di noi due e un garage, si è trasformata in una compagnia da due
miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L'anno prima realizzavamo la nostra migliore
creazione - il Macintosh - e io compivo 30 anni. L'anno seguente fui licenziato.

Come si fa ad essere licenziati dall'azienda che tu stesso hai creato? Facile: quando Apple divenne
più grande, assunsi qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l'azienda
insieme a me e per il primo anno le cose andarono molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro
cominciarono a divergere e alla fine arrivammo ad uno scontro. Quando questo successe, la
commissione dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni, io ero fuori. E in maniera
piuttosto plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era perso e io
devastato.

Per alcuni mesi non seppi assolutamente che cosa fare. Mi sentivo come se avessi tradito la
generazione di imprenditori prima di me - come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era
stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così
malamente. Fu talmente un fallimento pubblico che presi anche in considerazione l'ipotesi di
scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: amavo ancora
quello che avevo fatto. Ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato di un bit questo
amore. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne resi conto allora, ma essere licenziato dalla Apple era stata la miglior cosa che mi
potesse capitare. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di
nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di
entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un'azienda chiamata NeXT, un'altra azienda chiamata Pixar e
mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe poi diventata mia moglie. Pixar produsse il primo
film d'animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più famoso al mondo. In un
significativo susseguirsi di eventi, la Apple comprò NeXT, io ritornai alla Apple e la tecnologia
sviluppata da NeXT è ora il cuore dell'attuale rinascita di Apple. E io e Laureen abbiamo una
meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato dalla
Apple. Fu una medicina molto amara, ma credo che il paziente ne avesse bisogno. Qualche volta la
vita ci colpisce come un mattone in testa. Ma non perdete la fede. Sono convinto che l'unica cosa
che mi trattenne dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quello
che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro
riempirà una buona parte della vostra vita e l'unico modo per essere realmente soddisfatti è fare
quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che
fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore,
sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre
più bello con il passare degli anni. Perciò continuate a cercare finché non lo avrete trovato. Non
vi accontentate.

La terza storia: la morte

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: "Se vivrai ogni giorno come se
fosse l'ultimo, sicuramente una volta avrai ragione". Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33
anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: "Se oggi fosse l'ultimo giorno della
mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?". E ogni qualvolta la risposta era "no" per
troppi giorni di fila, capivo che c'era qualcosa che doveva essere cambiato.

Ricordarmi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai trovato per fare le
grandi scelte della mia vita. Perché quasi tutte le cose - tutte le aspettative di eternità, tutto
l'orgoglio, tutte le paure di imbarazzi o fallimenti - svaniscono di fronte all'idea della morte,
lasciando solo quello che c'è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo
migliore per non cadere nella trappola di pensare che abbiamo qualcosa da perdere. Siete già
nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore.

Circa un anno fa mi fu diagnosticato un cancro. Alle sette e mezzo del mattino feci la scansione che
mostrava chiaramente un tumore al pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori
mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che avrei
avuto si e no 3 mesi di vita. Mi dissero di andare a casa e sistemare le mie faccende (che è il
codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa che dovevo prepararmi a dire
ai miei figli, in pochi mesi, tutto quello che pensavo di avere ancora una vita per dire. Significa
che dovevo essere sicuro che tutto fosse organizzato in modo tale che per la mia famiglia fosse il
più semplice possibile. Significa che dovevo dire i miei "addii".

Vissi con il responso di quella diagnosi per tutto il giorno. Quella sera mi fecero una biopsia, in
cui ti infilano un endoscopio giù per la gola, attraverso lo stomaco fino all'intestino per inserire
un ago nel pancreas e prelevare alcune cellule del tumore. Io ero sotto anestesia, ma mia moglie -
che era lì - mi raccontò che quando i medici videro le cellule al microscopio iniziarono a piangere,
perché avevano appena scoperto che avevo una forma di cancro molto rara e curabile con un intervento
chirurgico. Mi sottoposi all'intervento chirurgico e adesso sto bene.

Quella fu la volta in cui mi avvicinai di più alla morte e spero che, per qualche decennio, sia
anche l'ultima. Essendoci passato, posso parlarvi adesso con un po' più di certezza di quando la
morte fosse per me solo un concetto astratto.

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per
andarci. Ma comunque la morte è la meta che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed
è come deve essere, perché molto probabilmente la morte è la più grande invenzione della vita. E'
l'agente di cambiamento della vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Ora, il nuovo
siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati
via. Mi dispiace essere così drammatico, ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi
intrappolare dai dogmi, seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il
rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il
coraggio di seguire il vostro cuore e le vostre intuizioni. In qualche modo loro sanno che cosa
volete veramente. Tutto il resto è secondario.

Quando ero ragazzo esisteva una meravigliosa rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, che
era una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a
Menlo Park, e Stewart ci mise dentro tutto il suo tocco poetico. Era la fine degli anni Sessanta,
prima dei personal computer e dell'editoria elettronica, quindi la rivista era interamente creata
con macchine da scrivere, forbici e polaroid. Era una specie di Google in versione cartacea, 35 anni
prima che Google fosse inventato: era idealistica, traboccante di strumenti chiari e concetti
meravigliosi.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla
fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e
io avevo la vostra età. Nell'ultima pagina di questo numero c'era una fotografia di una strada di
campagna al mattino presto, quel tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l'autostop se siete
abbastanza avventurosi. Sotto la foto erano scritte queste parole: "Stay Hungry. Stay Foolish",
siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo
sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo
auguro a voi. Stay Hungry. Stay Foolish. Grazie a tutti."

Steve Jobs

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Offline alex

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Re: Il pensiero di Steve Jobs
« Risposta #1 il: 07 Ottobre 2011, 23:22:13 »
la sua eredità pubblica più bella:
Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi
intrappolare dai dogmi, seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il
rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il
coraggio di seguire il vostro cuore e le vostre intuizioni. In qualche modo loro sanno che cosa
volete veramente. Tutto il resto è secondario.
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kappa

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Re: Il pensiero di Steve Jobs
« Risposta #2 il: 07 Ottobre 2011, 23:23:49 »
"Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi
indietro. Dovete aver fiducia che, in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete
credere in qualcosa - il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo
di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e ha sempre fatto la differenza nella mia vita."

Questo passaggio mi tocca particolarmente. Leggendo ricordo che corrisponde esattamente a quello che, con parole sue, mi  disse il mio primo e compianto datore di lavoro. Un concetto che mi ha sempre accompagnato e che in fondo mi ha portato fortuna.
« Ultima modifica: 07 Ottobre 2011, 23:31:58 da kappa »

Offline Valchisun

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Re: Il pensiero di Steve Jobs
« Risposta #3 il: 07 Ottobre 2011, 23:32:45 »
Credo di assere abbastanza foolish, sul fatto di essere hungry....fate un po' Voi!

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Offline ilario

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Re: Il pensiero di Steve Jobs
« Risposta #4 il: 08 Ottobre 2011, 09:19:43 »
Un GRANDE!
Esprime cio' che "molti" di noi pensano e che non hanno il tempo,la voglia o il coraggio di dire.
Dobbiamo credere in cio' che facciamo e dobbiamo amare cio' che facciamo.
Tutto diverra' piu' facile e semplice ed i sacrifici mooolto piu' lievi.

Offline Coz

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Re: Il pensiero di Steve Jobs
« Risposta #5 il: 08 Ottobre 2011, 11:07:06 »
I miei puntini hanno un percorso un po' particolare... :57:
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Offline madmax56

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Re: Il pensiero di Steve Jobs
« Risposta #6 il: 08 Ottobre 2011, 11:32:20 »
Come si fa ad essere licenziati dall'azienda che tu stesso hai creato? Facile: quando Apple divenne
più grande, assunsi qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l'azienda
insieme a me e per il primo anno le cose andarono molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro
cominciarono a divergere e alla fine arrivammo ad uno scontro. Quando questo successe, la
commissione dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni, io ero fuori. E in maniera
piuttosto plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era perso e io
devastato.

il commento di una grande mente a seguito di un episodio molto spiacevole accadutogli...... chapeau!

non voglio neppure essere paragonato a Lui, però quello che posso dire a riguardo di ciò sopra riportato, è che capisco perfettamente cosa si prova in quelle situazioni, sia emotivamente che "fisicamente"; ......ci si sente come fuori da mondo e senza più una meta da raggiungere.

max.
« Ultima modifica: 08 Ottobre 2011, 11:56:49 da madmax56 »
" yo, soy mi mala suerte"

Offline alex

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Re: Il pensiero di Steve Jobs
« Risposta #7 il: 12 Ottobre 2011, 11:22:51 »
Aggiungo una cosina trovata sul www:



Per chi avesse poca dimestichezza con l'idioma, dice:

Nato fuori del matrimonio.
Messo in adozione sin dalla nascita
Sbattuto fuori dal college
Poi ha cambiato il mondo.

Qual'é la tua scusa?  :93:
Aprilia SL1000 Falco "Zia Frankenstein"
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Offline Coz

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Re: Il pensiero di Steve Jobs
« Risposta #8 il: 12 Ottobre 2011, 13:28:17 »
Semplice, sono un sacco di mer**...!!!!

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gianni

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Re: Il pensiero di Steve Jobs
« Risposta #9 il: 12 Ottobre 2011, 13:48:26 »
...alle volte sembra che certe disgrazie possano capitare solo a noi quando si vive una situazione che ci porta a modificare in modo stravolgente la nostra vita. Leggerla come esperienza di vita di uno pei più grandi personaggi del dopoguerra, fa un certo effetto.

Mi son trovato anche io a dovermi resettare per ricominciare da capo con tanti pensieri negativi nella testa...ma per fortuna se si crede in se stessi e nella bontà morale delle propie idee...ci si può risollevare. E si imparano molte cose con l'esperienza di quel periodo!

Complimenti Steve
e grazie Lamberto per la citazione
...il 12 giugno compie gli anni mia mamma...ed io ho comperato il Montesa quel giorno...quando le coincidenze possono avere un senso...