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Topics - alex

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Accessori e attrezzature / Tonificare tronco e braccia
« il: 10 Dicembre 2012, 08:45:51 »
Non abbiamo neanche più la scusa "Non ho tempo!": questo attrezzo si può usare ovunque  sm471
 Non abbiamo più la scusa "Non sono pratico": sono movimenti che facciamo da decenni  sm444

https://www.facebook.com/photo.php?v=193081177491491&set=vb.100003688296290&type=2&theater

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Drive in / Che finezza!
« il: 08 Dicembre 2012, 09:12:10 »
Complimenti  :73:
(sinceri alla Bailey, attoniti per chi ha creato un messaggio tanto elegante)



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Drive in / Sdeng!
« il: 07 Dicembre 2012, 23:53:09 »
 sm403 

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Enduro stradali / Viaggiare in moto con pochi soldi
« il: 07 Dicembre 2012, 11:25:56 »
Non tutti, in un periodo così difficile, possono o vogliono permettersi una moto nuova adatta ai viaggi. Ecco le proposte più interessanti dal mercato dell’usato.
Una soluzione per non rinunciare alla voglia di viaggi e avventura può essere acquistare una moto usata. Il mercato dell’usato offre un’ampia scelta, sia a livello di prezzo sia dal punto di vista prestazionale. Queste le moto, con il rapporto qualità/prezzo, più interessanti:

http://www.moto-ontheroad.it/cms/moto/crisi-gia-con-2000-euro-mi-compro-un-usato-da-viaggio/

Ne aggiungereste altre?

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Se per viaggiare i mammuth non vi garbano più di tanto, per andare su e giù per montagnole su strade varie, evitando le autostrade come si fa da bravi Motociclisti,  che dite di questa KTM 690 Enduro con qualche valigia Touratech (ma anche altre) intorno? Approvate o no?


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Notizie e curiosità / Collaborazione tra FMI e CFS
« il: 06 Dicembre 2012, 20:07:50 »
Il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, e il Presidente della Federazione Motociclistica Italiana, Paolo Sesti, hanno firmato oggi a Roma una “Intesa di Collaborazione” tra i rispettivi Enti, in merito all'organizzazione e allo svolgimento dell'attività sportiva fuoristrada.

L’accordo siglato si basa sul presupposto, pienamente condiviso dai due Enti, della necessità di consentire la pratica dell'attività motociclistica fuoristrada da parte degli appassionati, purché effettuata nel pieno rispetto del territorio, una risorsa da condividere tra tutti gli utenti e tra tutte le pratiche di sport.

L'intesa prevede la piena collaborazione tra le emanazioni territoriali del Corpo Forestale dello Stato e singoli i Moto Club affiliati alla Federazione Motociclistica Italiana, nella definizione dei percorsi di gara.

Tale collaborazione consentirà ai Moto Club di organizzare e fare svolgere le competizioni  nel rispetto della normativa vigente, evitando di coinvolgere zone precluse alla pratica sportiva e di incorrere, durante lo svolgimento della manifestazione, in sanzioni penalizzanti per i concorrenti e gli organizzatori.

“La vicinanza del Corpo forestale dello Stato al mondo dei motociclisti e di quanti per motivi sportivi, o per semplice passione, utilizzano il mezzo a due ruote nella circolazione su strada e fuori strada, è per me motivo di soddisfazione  - ha commentato Cesare Patrone, Capo del Corpo forestale dello Stato – la cultura della legalità e del rispetto del territorio,  in ogni settore, si afferma attraverso l’educazione e la prevenzione”.

“Sono molto soddisfatto del risultato raggiunto oggi e della collaborazione avviata – ha commentato a sua volta il Presidente Sesti –. Considero questo accordo un “semplice” punto di partenza per meglio regolamentare l’attività agonistica. L’obiettivo più ambizioso è però quello di sensibilizzare e coinvolgere tutta la nostra utenza, anche attivando future collaborazioni per un possibile intervento diretto dei motociclisti accanto alle Autorità preposte, sia per il ripristino dei territori danneggiati, sia per ogni possibile intervento in caso di emergenze”.

Ok. E come al solito la domanda è: per l'attività amatoriale?

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Drive in / Il motociclismo secondo Mediaset
« il: 05 Dicembre 2012, 09:36:50 »

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Racconti & aneddoti / La prima emozione
« il: 05 Dicembre 2012, 09:05:08 »
Stavolta mi tocca dare ragione a Cereghini http://www.moto.it/news/nico-cereghini-la-prima-emozione-non-si-scorda-mai.html

La mia prima emozione, quella che è diventata "Quella", la indimenticabile, è forse il frutto di quelle notti passate a desiderare, ai pomeriggi dopo lo studio spesi a leggere e rileggere le prove su Motocross, spulciando le foto come un analista della CIA. Columbus, Akront, Chiaravalli, Ceriani, Grimeca, Tomaselli, Magura. Una febbre che mi ha marchiato e che mi fa propendere tutt'oggi per chi usa componenti di qualità, perchè hanno una loro funzione e danno plusvalore pratico a una moto.
Anteprime nei giretti con i cinquantini degli amici che l'avevano già, con slancio quando si trattava di una Cross o una Regolarità Casa (allora si chiamavano praticamente tutte così, di secondo nome) e cercando di non essere scortese o snob se si trattava di una stradale, perchè io sognavo il tassello e per me non avevano senso le ruotine smunte con quelle righine tristi nel mezzo. Ad eccezione forse per lo Zeta-Zeta, che oltretutto odorava di maschia benzina Super e ne mostrava gli aloni attorno al Dell'Orto a vaschetta separata.
La fase di preparazione a questa emozione si sviluppò nella presentazione ufficiale della mia scelta, che sforò il budget destinatole a livello familiare, proseguì nella uscita con mio padre un sabato mattina, ed ebbe l'epilogo al cospetto della Eletta nel piccolo salone del concessionario, con la sella ricoperta da un cellophane e il grasso abbondantemente cosparso sui leveraggi e sulla catena. Seguì l'ultima, breve parentesi durante la quale fui invitato dal genitore, dotato di proverbiale ed austero riserbo, ad abbandonare la discussione, per lasciarlo libero di svolgere "le cose di sua competenza". Gli ultimi minuti da persona normale.
Quei minuti, benchè con la solerzia di un impiegato delle Poste che evade il pagamento del tuo bollettino del gas, alla fine trascorsero e l'omino in maglione marrone portò fuori l'Eletta, in strada. Le si imbiancarono le sommità dei tasselli e non mi dispiacque, anzi mi sembrò che le venisse data giusta iniziazione a quella che era finalmente la propria vita, la Nostra vita.
tanichetta con miscela, un litro scarso nel serbatoio, rubinetto della benzina, attesa del riempimento del carburatore, spiegazioni di rito (e chi le ascoltava? Tanto sapevo già tutto, e probabilmente una febbre da cavallo), una scalciata sulla leva della messa in moto, e l'emozione partì con un calcio in culo paragonabile a quello del J79. Il tintinnio dallo scarico mi sembrava quello di monetine nella tasca dei pantaloni, il contatto con le manopole fu sensuale quanto lo sfiorare un seno femminile, cosa per la quale mi mancava ancora un annetto circa. Il contatto con la sella, il piede sulla MIA pedana a cercare la MIA prima da ingranare. E poi, senza nemmeno salutare, lasciando da solo il vecchio col concessioanrio, stacco di frizione, e fu un'epopea di trionfo, un senso che ho cercato tante volte in tante cose della vita, ed è sempre stato di sapore diverso. Quello era unico: era il sentire l'andare sulla propria moto, generare autonomamente il vento sul viso, gestirla e conoscerla, imparare ad essere, finalmente, un motociclista. Il mondo, a 14 anni, si può possedere con un cinquantino dal serbatoio verde inglese e una marmitta che fa il rumore di monetine in tasca.

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Moto d'epoca / Chi ha avuto quale?
« il: 02 Dicembre 2012, 23:48:21 »
Forza, quotate la foto della moto che avete avuto, se è tra queste  :OK:

Beta 125 1973


Ossa 250 MAR 1973


Aspes 125 RG 1973


Garelli Tiger 50 1975


Fantic Motor Caballero 50 (6M?)


Puch 125 RC


Beh, chi non l'ha desiderata almeno una volta?


Lo SWUMM 125


Aspes 50 Navaho Reg.



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Racconti & aneddoti / Honda copiona?
« il: 02 Dicembre 2012, 19:35:54 »
Agli inizi degli anni ’50 in Giappone iniziava la ricostruzione dopo la fine della guerra; fino a quel momento Soichiro Honda aveva applicato un piccolo motore su una bicicletta e nulla piu'. Quando la Honda decise di uscire dall’ambito nazionale pensò di farlo partendo dalla partecipazione alle gare del motomondiale ispirandosi a quanto di meglio offriva all’epoca la platea motoristica in materia di piccole e medie cilindrate, quindi puntò alla tecnologia delle moto italiane e tedesche. Soichiro Honda seguendo le corse rimase affascinato da una stupenda ed invincibile creatura italiana, la Mondial 125 bialbero. Questa piccola casa italiana era la regina incontrastata delle piccole cilindrate avendo dominato per 9 anni (1948-1957) quasi ininterrottamente la classe 125 vincendo 5 titoli mondiali marche e 5 conduttori, con campioni leggendari come Carlo Ubbiali, Tarquinio Provini, Bruno Ruffo, Nello Pagani, Cecil Sandford. Tra l’altro, a differenza di altri costruttori che spesso volevano illudere il pubblico che le moto ufficiali e quelle “clienti” fossero più o meno sullo stesso piano, la Mondial non provava neppure a mascherare le differenze tra i mezzi destinati al proprio team ufficiale e quelli destinati ai privati, anzi, queste differenze erano ben pubblicizzate. Questa schiettezza e l'eccellenza dimostrata nelle competizioni conquistarono al marchio bolognese la stima di Honda-san. Nel 1957 contattò quindi il Conte Giuseppe Boselli, patron della Mondial, per acquistare una delle sue moto ufficiali. Ci sono numerose versioni sul perché il Conte Boselli decise di cedere una delle moto ufficiali del 1956, una 125 Bialbero, a quello che sarebbe chiaramente divenuto un concorrente nell'immediato futuro ma pare che, molto semplicemente, avesse preso Honda-san in simpatia o forse perché inorgoglito dalla richiesta. Qualunque sia il motivo il Conte Boselli decise addirittura di regalare la moto a Soichiro Honda. Per questa disponibilità Soichiro Honda si sentì sempre grato nei confronti del Conte Boselli e perciò lasciò una sorta di testamento spirituale: oggi quella piccola GP italiana troneggia all’ingresso del museo Honda a Motegi e quando nel 2001 la Nuova Mondial di Roberto Ziletti cercava un motore per realizzare la PIEGA 1000 i giapponesi, che evidentemente hanno la memoria lunga, si sentirono in dovere di ricambiare il favore ricevuto 45 anni prima concedendo l’uso del motore della VTR 1000 SP1. La moto arrivò in Giappone nell'autunno del 1958 e venne immediatamente esaminata a fondo. Anziché limitarsi a copiarla, gli ingegneri Honda decisero semplicemente di studiarne le soluzioni ingegneristiche e di partire poi da zero. Il primo risultato fu la RC141, in pratica poco più di un laboratorio viaggiante, seguita a breve dalla RC142, un progetto completamente nuovo. Fu con questa moto che Honda poté finalmente partecipare al TT nella categoria 125: nel 1959 il team Honda si imbarcò per l'Isola di Man; il team era guidato dall'ingegner Kawashima Kiyoshi e consisteva in cinque piloti, quattro giapponesi ed un americano, più meccanici, parti e ricambi per allestire un'officina autosufficiente. I risultati furono più che incoraggianti per un marchio al suo debutto assoluto: 6°, 7°, 8° e 10° posto più il premio per il miglior risultato di squadra per la categoria 125; il resto della storia lo conosciamo tutti! E’ in questo periodo che iniziano le tipiche accuse all'industria giapponese di non fare altro che copiare i più innovativi prodotti europei: in particolar modo iniziò a circolare la voce che la RC142 non fosse altro che una copia a cilindrata ridotta della NSU Renmax 250. In realtà queste accuse erano completamente infondate anzi, da un punto di vista squisitamente tecnico la RC142 utilizzava soluzioni anche più avanzate rispetto alla Renmax. Per quanto riguarda la produzione di serie invece si riteneva che la Honda avesse copiato le caratteristiche del motore della Horex Imperator 400 del 1954. In realtà, anche in questo caso, i prodotti della Honda, dopo un accurato studio della concorrenza, erano assolutamente originali. Al riguardo riporto le parole dello stesso Soichiro Honda tratte dal libro “Il signor Honda, come si è raccontato a Yves Derisbourg”: <<Convinto che il motore a 4 tempi fosse assolutamente essenziale non solo per i ciclomotori usati comunemente ma anche per i bolidi da corsa, i nostri ingegneri pensarono a soluzioni originali rispetto alla concorrenza. Se avevo portato con me dall’Europa dei pezzi di tecnologia, non era certo per copiarli stupidamente. Era con l’intenzione di farli studiare e di cercare di trovare soluzioni diverse per ottenere migliori risultati. E’ sempre stato così che abbiamo affrontato la ricerca. La copia non ha mai fatto evolvere le cose. Per imporci a tutto il mondo dovevamo provare le nostre capacità di creare concetti nuovi. >>

[Fabio Avossa]

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Drive in / Il gattino
« il: 02 Dicembre 2012, 13:40:09 »
Mettere una cam al dolce micetto di casa riserva qualche sorpresa...

http://www.youtube.com/watch?v=x0jdjRrzIyw

1349
Drive in / Ossignùr...
« il: 01 Dicembre 2012, 12:24:48 »


Però dai: grazie Piero, You made my day!!  sm453