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« il: 20 Aprile 2014, 10:33:40 »
Bravo il Mario, dimostra sempre di avere un cuore. E di andare a cercare, in ogni moto, non la prestazione, ma quel che veramente essa è. In questo modo non si è mai delusi o quasi, e si può godere di quei particolari che sono vicini a quel che siamo noi.
In alcuni dei suoi principi, specie quelli introduttivi, non mi ritrovo, quindi, ma è normale, perchè lui è lui e io sono io.
Però in comune abbiamo, di base, che il carattere di una moto si dimostra attraverso la meccanica che si fa sentire, nell'impegno per guidarla, nell'adattarsi a quel che è e non pretendendo che ci dia le emozioni che vogliamo, a prescindere.
Per quello scegliere una moto non è facile quanto scegliere una automobile. Essendo un giocattolo, non puoi cercarvi praticità , facilità d'uso, prestazione, economia di esercizio e rivendibilità . Alcune moto le hanno, quelle caratteristiche, ma sono le più lontane dal concetto di moto di carattere che io, per quel che cerco, abbia mai visto.
Una frase che chiarisce in modo succinto queto concetto? Le maxi enduro si sono evolute nella direzione di fare meglio le autostrade e questa cosa è da suicidio; è come un alpinista che cambia la sua attrezzatura per essere più elegante in funivia, rinunciando a scalare le vette. Insomma, il mercato ha voluto qualcosa di rappresentativo, non so, dal mio punto di vista, rappresentativo "di cosa". Ma è chiaro che una gran categoria di gente ha voluto sembrare qualcosa per fare invece altro. Come si può spiegare a loro che il rumore della meccanica, la resistenza delle masse in curva, sono qualcosa da capire, apprezzare, prendere per quel che sono e godere?
Ogni motaro ha la propria verità . E valla a confutare. Impossibile.