Si, c'è qualcosa di sbagliato. Nella vita, sempre. E' un errore che sta nei tempi, nelle cose che accompagnano la nostra evoluzione, il divenire dell'esistenza in mezzo a quelle che chiamano "le nostre tappe importanti". Per esempio, quello che più ci interessa: Ci trasciniamo dietro una passione da quando, per sopravvivere, abbiamo smesso di ciucciare latte. Una passione tale che non si è sopita nemmeno nella fase in cui, assieme alla scoperta dell'emisfero femminile, avevamo un attrezzo che bastava che facendo pipì soffiasse una bava di vento e ci diventava della consistenza di una gamba di tavolo. ce ne sarebbe stato per mandare tutto il resto a baracca e burattini, no? Eppure abbiamo conciliato in modo brillante le due cose, senza rinunciare a nessuna delle due e con soddisfazione eccelsa. Otretutto, continuando a studiare e ad avere una brillante vita di relazione. Il multitasking dell'inesperienza. Quello fatto di istinti e di quel che si sente al momento, senza agende, priority list e cazzabubbole del genere. Poi sono finiti gli studi, le ragazze hanno assunto un ruolo più importante, ed adesso mi viene tanto il sospetto che non si sia stati noi ma la convenzione sociale, a decidere che fosse così. ma comunque la moto restava là. Un po' in disparte, ma comunque tenevamo ancora ben in mente quel che ci aveva insegnato, per primo, il menestrello di Duluth.: Non dare mai a nessuno il 100% di te stesso. Che è importante, ma lo si imparerà solo col senno di poi, perchè se non ti rimane un angolino in cui stimarti, sapere che esisti, non potrai mai essere la soddisfazione di nessuno (semmai ambissi a questo) ma sicuramente non saresti in grado di dare nulla. eppure, un giorno decidi, o ti fanno decidere, che un adulto mette su casa, famiglia, e vive di quello. Potenza delle convenzioni. C'è chi ha la fortuna di essere supportato a sufficienza (o dovrei dire sopportato?) dalla controparte e continua a gestire l'amore per la moto felice di come ha organizzata la propria esistenza. C'è perfino, ma spero di essere stato l'unico e lo spero per voi, chi ritiene che ne ha abbastanza da famiglia e carriera, e non gli serva altro per essere soddisfatto del proprio ruolo sociale. Ma poi una primavera ti assale carogna un magone bestia al passare della prima scrambler con lo scarico taroccato, e vai in crisi profonda fino a fare cose folli, del tipo "acquisto segreto, rifugio in capannone di amici, rischi altissimi per gestire la tresca, sfiori il limite dei sospetti di tradimento e di instabilità psico-emotiva". Quella moto ce l'hai dentro, qualunque sia, colore-marca-modello...basta che ti piaccia, e sono in tante. DEVI avere quel tuo spazio, ci hai rinunciato pensando di non averne bisogno e invece...e invece senza sei un essere sfranto, come non avere un braccio e fare il trapezista. A quel punto, puoi solo mettere le cose in chiaro, prima con te stesso, poi con il resto della convenzione sociale. C'è chi nuovamente ha la fortuna di un interlocutore, e chi all'opposto si caga talmente sotto all'idea che vive ritagli di esperienza in modo insoddisfacente e frustrante, come se si trattasse di cinque minuti con una donna stupenda ma passati in uno sgabuzzino e perfino con uno che bussa senza pietà alla porta. L'esperienza, o come è più giusto definirla brutalmente "il senno di poi"mi ha fatto capire che occorre essere estremisti, senza mezze misure. O si accetta e non si rompono più le balle, ci si mette il collare e si aspetta una carezza distratta di tanto in tanto, o ci si ricorda di esistere: