E invece, ecco qui una Summa (quasi) Teologica sulle tipologie di motociclisti classificati ufficialmente nel mogliori bar per motari della Penisola:
Corridore
Uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. Dopo una lunga settimana di fatica, non ha il diritto di riposarsi neppure nel week-end. Deve invece infilarsi in una tuta di pelle colorata e battere il record del giro del circuito Bergamo - Bobbio - Modena - Trento - Bergamo. Ogni curva rappresenta per lui una fatica fisica, perché non può star seduto comodo in sella ma deve ogni volta piegarsi di lato verso l’asfalto fino a toccarlo con la saponetta del ginocchio. In vacanza porta la Zavorrina (la fidanzata passeggera) al Nurburgring.
Endurista piemontese
La madre lo ha dato alla luce sulla sella della Moto Morini del padre. Alle elementari andava a scuola su una moto da trial, anche con la neve. A 16 anni arrampicava pareti di roccia con una KTM 125 da cross. Oggi si è calmato, conosce ogni sentiero dell’Italia del Nord ed è una fonte inesauribile di percorsi bellissimi. Non ha il minimo senso del pericolo, e seguendolo ti ritrovi in luoghi che non sono raggiungibili neppure dal Soccorso Alpino. Non mangia, non beve, non urina, e la sua moto ha un’autonomia di un migliaio di chilometri. L’unico modo di sfuggirgli è di prendere una strada laterale, spegnere il motore e restare nascosti molto a lungo.
Manico
Già ai tempi del cinquantino non gli stava davanti nessuno. A vederlo è una persona normale, ha una professione, moglie e figli. Quando sale sulla sua moto, di solito un tricilindrico, impenna e passa i cento all’ora in città. Nelle gite si ferma ad aspettarti ai bivi senza dare segni di impazienza. Non compete mai con nessuno perché nessuno lo ha mai sorpassato. Rimpiange il motore a due tempi.
Crossista
Conosce per nome tutti i medici dell’Ortopedia e ha gli indirizzi di tutti gli ambulatori di fisioterapia della città. Ha una quattro tempi giapponese ma racconta ancora della sua vecchia Puch azzurra. È stato tentato una volta dal quad, ma dopo il primo incidente è ritornato all’enduro: almeno sa come farsi male. Il sottotipo del crossista è il trialista, che si distingue perché ha sempre con sè una bottiglietta di Coca Cola piena di benzina, per i rabbocchi.
Postino
No, non è il portalettere. È il temibile motociclista “del posto”. Non possiede mai una moto che ti volteresti a guardare, bensì un vecchio modello così taroccato che stenti a riconoscerne le origini. A volte persino una Vespa con adesivi racing. Compie sempre lo stesso tratto di strada, un passo appenninico che considera di sua proprietà e che conosce sassolino per sassolino (anzi, forse è lui che li posa ad arte, i sassolini). Al sabato di buon ora si apposta dietro un cactus, come Willy il coyote (va bene anche un pino o un segnale stradale). Quando ingenuamente passi sulla sua strada ti si accoda sornione, e ti si incolla alla ruota posteriore. Per quanto tu possa cercare di accelerare ti resterà attaccato all’ imbarazzante distanza di cinque centimetri dal tuo pneumatico, fino alla curva più pericolosa, dove aprirà il gas e scomparirà all’orizzonte prima che tu possa rabbrividire per lo spavento. È inutile cercarlo con lo sguardo. È già nascosto dietro il cactus successivo. Se in vita tua ti dovesse capitare di reincontrarlo ti riconoscerà all’istante, e ti gratificherà di un sorriso che significa: “bella moto, ma… lascia perdere. Questa provinciale è troppo piccola per noi due”.
Camperista
Il camperista ha una naked turistica molto comoda di qualche anno fa. Di solito una BMW R850 R o una Breva 1100. È stato a Capo Nord, ed in vacanza in Corsica ed all’Isola d’Elba. Anzi, da giovane è stato in vacanza dappertutto in moto o in vespa con la fidanzata (la stessa che ora è sua moglie) con i bagagli arrotolati nelle borse laterali. Oggi si muove di rado ma sempre solo con la moglie. Non ha mai provato a salire in sella da solo.
Motociclista da bar
Non è detto che sia un’offesa, anzi: anche il motociclista da bar bisogna saperlo fare. Tutti noi ne conisciamo almeno uno che è perfetto in questo ruolo. Ama la sua moto (modello replica, battistrada senza cera solo al centro) in modo totale; se riesci a convincerlo a fartela provare se la riprende prima che tu sia riuscito a inserire la terza marcia. La usa almeno una volta alla settimana; sempre sullo stesso tragitto: caffè in piazza la domenica mattina e ritorno. Un professionista.
Avvocato
Usa la moto quotidianamente per andare al lavoro (è esentato solo quando piove). È vestito in abito grigio con cravatta, mocassini lucidi, giubbotto nero, casco metallizzato e cavalca necessariamente una BMW con motore boxer, a meno che non abiti a Milano o a Roma: in tal caso è consentita la Harley 883, grigia. Di domenica va a prendere il caffè in moto. Non saluta mai gli altri motociclisti quando li incrocia.
Collezionista
Ti parla di moto da quando lo conosci. Ha dovuto affittare un capannone per tenere tutti i modelli che ha messo assieme nel corso della sua vita. Ha un sidecar, una BMW con il serbatoio verniciato a mano, una Bonneville originale, due Harley, una Honda 750 Four. Ha comprato un computer per ricordarsi quando rinnovare i bolli e le assicurazioni. Non c’è tragitto che tu possa raccontargli che lui non abbia fatto, ma “di più”. Non c’è un modello che non abbia provato, anche se i nomi di quelli attuali li sbaglia tutti. Puoi divertirti ad organizzare con lui itinerari favolosi, tanto seduto su una moto accesa non ce lo vedrai mai.
Motociclista romantico
Il motociclista romantico ha passato gli ultimi vent’anni a leggere tutti i numeri di Motociclismo, prima di ricomprare finalmente una moto, di solito un modello che esisteva già ai suoi tempi. Ha il giubbotto di pelle della stessa marca della sua moto, e la canottiera in tono. Conosce i nomi di tutti i passi alpini perché ne ha studiato il tragitto sulle carte, su Google Maps e sui racconti di blog come questo. Vuole vedere tutto, non vuole perdersi neppure un paese, una chiesa o un ristorante di quelli citati sulle guide, per cui dietro di lui si forma la coda delle automobili. Non tornerebbe mai da un tragitto senza averne scattato il resoconto fotografico. Ai passi alpini si ferma sospirando di nostalgia e programma di vivere lì la futura età della pensione. Non capisce le moto giapponesi, quelle carenate ed il MotoGP.
Harleysta
Negli USA l’ Harleysta fa paura. Da noi invece… pure (a meno che non sia Avvocato - vedi). Non c’è da stupirsi che gli Harleysti (al plurale perché si muovono rigorosamente in gruppo) siano sempre arrabbiati: in moto devono tenere le braccia verso l’alto, le gambe in avanti e indossano una T-Shirt con gilet di pelle sia d’estate (con le api) che d’inverno (con il gelo). A dispetto del peso e della scarsa manovrabilità dei loro mezzi, se ne incontrano bande anche in cima a valichi impervi.
Meccanico
Il meccanico smontava e rimontava il blocco motore in 45 minuti. Oggi non c'è più, l'ha ucciso l'elettronica...
Motociclista per caso
Usa la moto ogni giorno e con ogni tempo per spostarsi, sia per lavoro come per ogni altra necessità. Ha comperato una moto giapponese usata euro zero su Moto.it e non la cambia più. Non usa abbigliamento tecnico e nemmeno i guanti, solo una scodella acquistata all'Obi perché obbligato dalla legge. In vacanza invece va in treno, la moto gli piacerebbe trasportarla con un carrello.
Devoto
Il motociclista devoto ha la stessa moto da ormai più di quindici anni. Una BMW R100R con il serbatoio verniciato con i filetti, o una Guzzi V11 oppure una Honda 750 Four. È stato qualche volta tentato di cambiarla, ma siccome di moto così non ne fanno più alla fine poi si limita ad una revisione. È attivissimo nella ricerca di pezzi di ricambio originali, non si perde un raduno (dove porta moglie e figli), è il moderatore delle liste di discussione sul web. Organizza pellegrinaggi periodici agli stabilimenti dell'Azienda, ma ne è il peggior cliente.
Fedele
Anche il fedele, come il devoto, ha la moto da più di quindici anni ma più che innamorato del modello è proprio fedele alla propria moto: esegue ogni manutenzione con scrupolo, ma non per mania; accetta riparazioni anche di fortuna, purchè affidabili e robuste, anche utilizzando pezzi usati, ma "manda avanti" la sua moto all'infinito, rispettandola ma senza divinizzarla. Lo sa che ci sono moto più innovative, più moderne, ma lui una moto ce l'ha già e finché va perché cambiarla? Ci è andato a scuola da studente, ci ha fatto il viaggio in Grecia (traghetto Brindisi-Patrasso) con la ragazza e la tenda; quando ha sposato la ragazza, per un pò l'ha messa in garage (la moto...). Poi ci ha fotografato i figli a cavalcioni e, ogni tanto ci fa ancora un giretto, quando arrivano le belle giornate. Sogna di farci il coast to coast negli USA, magari quando sarà in pensione, e ricorda sempre quando, in Portogallo, in un paesino sperduto ha riparato la leva del cambio con un pezzo di rastrello che gli ha dato un contadino. Lo conserva ancora (il rastrello...) (courtesy of Gab)
Centaura
Poche: di centaure ce ne sono poche. Per strada si incontrano molte zavorrine, cioè passeggere, specie molto giovani ed accoccolate alla turca sul codino di verdi moto da Gran Premio, che abbigliate con scarpe con il tacco volano senza soste che non siano gli incidenti stradali. Ma centaure vere, cioè rappresentanti del gentil sesso al manubrio di una moto se ne vedono poche. Che nel mio immaginario dovrebbero cavalcare moto come la Guzzi V7 Classic bianca o la Monster 650 altrettanto bianca, ed invece quando di rado passano le vedi su Street Triple o Ninja carenate. Una volta ne ho vista una su una F800 S rossa, ma si stava facendo aiutare dall’amico a fare inversione di marcia…