demagogia o no, io gli ho scritto, se tutti lo facessimo forse (e sottolineo il "forse") conteremmo qualcosa di più. qui sotto quello che gli ho scritto:
Sono capitato per caso, su questo sito e, da appassionato della montagna, sono talmente rimasto colpito dal vostro volantino contro le moto da non potermi esimere dallo scrivervi.
Prima di tutto desidero sottolineare che concordo pienamente con voi riguardo al fatto che l’ambiente alpino sia splendido e fragile, ma tra i vari motivi della sua fragilità ci sono prioritariamente e sicuramente lo sfruttamento boschivo incontrollato e abusivo, la mancanza di piani di manutenzione di ampie aree del nostro amato territorio, la cementificazione incontrollata, la costruzione di argini fluviali innaturali, la mancata manutenzione degli alvei, la costruzione d’impianti di risalita dal forte impatto ambientale, l’asfaltatura di quasi la totalità delle strade che contribuisce alla canalizzazione innaturale dell’acqua piovana.
La convivenza che voi definite per ovvie ragioni “difficile” tra motociclisti e pedoni, è il frutto di anni di vessazione indiscriminata nei confronti dei motociclisti che, certamente mal rappresentati, si vedono ormai costretti a praticare il proprio sport in modo quasi “carbonaro” e per giunta, con la consapevolezza di non essere ormai più a norma su alcun tracciato, dal momento che quasi tutto il territorio del Nord Italia è identificato come parco ed è quindi fatto divieto alle moto di circolare anche laddove, sono ammesse le automobili a vario titolo, o dove è paradossalmente ammessa la caccia. A tale proposito, proprio per porre fine ad uno squilibrio di trattamento a spese dei motociclisti, sarebbe molto più civile invece che inveire contro gli appassionati, identificare dei percorsi praticabili, ben segnalati e sorvegliati, invece di disseminare il territorio con una ridda di divieti “a prescindere” ridicoli e immotivati.
Il motociclista è un utente della montagna esattamente come lo sciatore, il biker, o il pedone, un utente che paga il suo contributo anche in termini di incremento turistico delle aree geografiche visitate, il motociclista non è un barbaro che arriva e si appropria di un territorio, quindi non si può continuare a dichiarare una sorta di “guerra santa” contro il transito delle moto, senza farsi carico del fatto che i motociclisti hanno tutto il sacrosanto diritto di esistere, pagano le tasse come tutti e non sono meglio o peggio di qualunque altra categoria d’utente della montagna, non sono peggio dei pescatori o dei cacciatori, non sono peggio degli sciatori o dei pedoni, non sono peggio dei bikers che, tanto per fare un esempio, discendono i sentieri a velocità folli, spesso superiori a quelle di qualunque mezzo motorizzato. La continua attenzione fortemente negativa, esercitata in questi anni nei confronti dei motociclisti e la conseguente chiusura del dialogo, oltre che della circolazione, è di fatto l’unica responsabile delle continue infrazioni che si riscontrano oggi da parte dei motociclisti, che si vedono ingiustamente esclusi dalla circolazione in montagna anche quando fanno parte di moto club e associazioni che, della montagna, si prendono cura a proprie spese.
L’unico interesse che si muove dietro siffatta presa di posizione delle organizzazioni che si definiscono ecologiste, è l’acquisizione di un potere sempre maggiore da parte loro mediante anche una facile leva sull’opinione pubblica bombardata da anni da informazioni fuorvianti se non addirittura false e così facendo, queste associazioni possono gestire in completa autonomia il territorio a proprio uso e consumo e secondo i propri esclusivi interessi.
Auspico sinceramente che il dialogo tra gli appassionati della montagna non abbia mai fine e che nel contempo, finisca immediatamente la messa all’indice di una parte degli appassionati che hanno come unica colpa, quella di voler praticare la montagna in moto. Tanto sentivo di dovervi.
Diego Pagliari