Autore Topic: Mike "The Bike"  (Letto 3461 volte)

Offline alex

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Mike "The Bike"
« il: 16 Maggio 2012, 21:47:47 »
All’epoca rientrava nella “normalità” che un pilota caduto e (anche) fratturato in prova prendesse “regolarmente” il via in gara. O quando dopo un pauroso volo in corsa riusciva a riprendere la propria cavalcatura e a ributtarsi nella mischia senza … leccarsi le ferite. Chi scrive queste note ha visto piloti gareggiare, dopo incidenti con fratture (braccio, clavicola ecc.) subìti nella corsa disputata due ore prima, in un’altra cilindrata. Pazzi? No. Smisurata passione (per tutti) e impellente necessità (per molti) di portare a casa … la diaria della seconda partenza …

Amarcord fa un salto indietro, nel 1965. E’ l’anno del debutto di Giacomo Agostini con la MV Agusta nelle 350 e 500. Il centauro di Lovere guida per la prima volta in corsa la mezzo litro di Cascina Costa nell’ouverture tricolore del 19 marzo all’autodromo di Modena. Vince a mani basse, senza avversari, anche se cade all’ultimo giro. Il bello avviene la settimana dopo sul tracciato rivierasco di Riccione dove per la prima volta il numero uno della MV Mike Hailwood (già quattro volte campione del Mondo, 10.000 sterline d’ingaggio annui!) fa la “brutta” conoscenza di Mino.

E’ il primo match (finirà 42 a 30 a favore di Mike) e il nuovo poulain del Conte Agusta batte il fuoriclasse inglese. E’ l’apoteosi. Divampano le polemiche. Nasce il mito di Ago. Pochi giorni dopo inizia il mondiale e Agostini, pilota straordinario e di grande intelligenza, capisce che è meglio fare una stagione di apprendistato dietro l’illustre caposquadra. Ma nella corsa più dura e blasonata, al Tourist Trophy dell’Isola di Man, arriva l’occasione per il colpaccio.

A metà gara, in una giornata del diavolo (acqua, grandine, nevischio e nebbia), Hailwood al comando delle 500 incappa in una spettacolare caduta sui 200 all’ora. Evita miracolosamente alberi, pali e muretti e dopo una lunga strisciata sull’asfalto finisce fra il pubblico assiepato ai bordi del micidiale tracciato. Mike, disteso sull’asfalto sotto la pioggia battente, è stordito, ha la tuta a brandelli, il rosso del sangue marca il nero del cuoio. (Solo più tardi si saprà di quattro costole, un dito della mano e due dita del piede fratturati, oltre alle escoriazioni varie).

Qualcuno gli porge una boccetta di whisky, gli passano una… sigaretta accesa, tutti lo acclamano e lo incitano. La notizia che Agostini ha nel frattempo guadagnato la testa della corsa lo spinge come una molla a rimettersi in piedi e a sollevare la moto (la MV 500 4 superava i 200 kg!) per tentare di ripartire. Il motore è fumante e la moto gronda olio e benzina. Il plexiglass della carenatura è a pezzi. Quel che resta viene eliminato con un paio di pugni. A calci il pilota raddrizza il manubrio ed elimina la leva del freno posteriore, penzolante.
Sale in sella, lo spingono in discesa ma il motore recalcitra. Poi finalmente l’urlo rabbioso della “quattro”, anche se la plurifrazionata italiana “perde” un cilindro e viaggia, per i primi chilometri, a “tre”. Alla fine della corsa mancano tre giri (al Classic TT un giro corrispondeva a Km 60,270 !!!) e Mike si getta a capofitto (monogomma Dunlop, la stessa per asciutto e bagnato)) nei dislivelli del Mountain.

Una danza infernale, una mirabile pittura. Quando si dice l’arte di correre in motocicletta! Hailwood lima i muretti in mezzo ai paesi, si arrampica (fino a 750 metri di altezza) nei tornanti in salita fra il nevischio; allo Snaefell una folata gelida dei venti del nord lo ributta quasi a terra; torna a saltare sulla schiena del Ballaugh (sui 220 Kmh); poi giù al “Governor’s Bridge”; infine a 249 kmh piomba sul dritto di Douglas.

Un altro giro così ed è record sul bagnato: 166,500 kmh! (Riguardatevi il giro record di Shanghai sull’asciutto con le 800 MotoGp …). I meccanici della MV sono allibiti. Il pubblico è tutto in strada ad agitare ombrelli, fazzoletti e bandiere. Uno dopo l’altro Mike agguanta i fuggitivi. Un recupero su Agostini in testa, di quasi … 5 minuti!

E’ l’ultimo giro. Agostini è nel mirino, ancora pochi secondi ed è il sorpasso. Ma la quattro cilindri dell’italiano s’ammutolisce e l’inglese vola verso il trionfo e verso il suo quinto titolo iridato. Tagliato il traguardo, Mike sviene fra le braccia dei meccanici.

Una corsa mozzafiato, di cuore e audacia saldati con la tecnica più raffinata e l’intelligenza più viva: un esempio di straordinaria volontà, di indomito coraggio, di voglia di vincere. Questo era “Mike The bike”, il re della massima cilindrata, il fuoriclasse capace di meravigliare sempre e di vincere spesso in tutte le cilindrate, (50, 125, 250, 350, 500 GP e 750 Sbk, con motori a 2 e 4 tempi, monocilindrici, bicilindrici, tre, quattro, cinque, sei cilindri!), 9 volte campione del mondo in moto, un grande anche in auto, un vero gentleman. Forse, con Tazio Nuvolari, il più grande campione del motociclismo di tutti i tempi.

[Massimo Falcioni]


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Re: Mike "The Bike"
« Risposta #1 il: 25 Settembre 2012, 11:04:30 »
Per Hailwood una delle soddisfazioni più grandi venne dal Tourist Trophy del 1967, classe 500 cc. Quella, più che una normale prova di campionato mondiale, era un vero e proprio duello: Hailwood e la Honda contro Agostini e la MV.
Hailwood aveva a sua disposizione la moto più potente, che però, incidentalmente, era anche la più difficile da maneggiare. Agostini, la cui MV era stata elaborata e perfezionata proprio tenendo conto di questo difficile percorso di montagna, sprizzava da tutti i pori fiducia in se stesso e nel proprio mezzo. Quando la bandierina venne abbassata, Hailwood partì come un razzo superando il record sul giro con partenza da fermo, ma c’era sempre Agostini, e per quanto Hailwood portasse a 175 chilometri all’ora il record sul giro, il miglior giro di Ago gli fu inferiore solo per un soffio.
Hailwood, estremamente preoccupato per la spiacevole combinazione costituita dalla sua grossa Honda e dal percorso del Tourist Trophy, costringeva gli spettatori ad allontanarsi precipitosamente dai muri e dalle barriere di protezione lungo tutto il circuito, in un’impressionante sequenza di ondeggi, beccheggi e derapate.
Si disse che in un punto del circuito i commissari di gara fossero stati costretti a squagliarsela, convinti che la Honda praticamente priva di controllo sarebbe piombata loro addosso. Malgrado questi seri problemi Hailwood doveva spingere ancora più forte, perché Ago continuava a rappresentare un pericolo incombente.

A complicare le cose, la manopola del gas della Honda cominciò a staccarsi dal manubrio.

La frenetica fermata ai box e l’aiuto di un martello non servirono a risolvere il problema, ma Hailwood non aveva tempo da perdere: ridusse lo svantaggio di undici secondi che aveva accumulato con la fermata ai box, riuscendo a conquistare persino un secondo di vantaggio, poi perse nuovamente terreno. Sembrava proprio che la MV avrebbe finito col vincere: poi, l’imprevisto (che alla fine compare sempre nei Tourist Trophy più combattuti) accadde anche questa volta.

A pochi chilometri di distanza dal traguardo la tormentata catena della MV cadde a pezzi... e la vittoria andò ad Hailwood. Le ovazioni provenienti dagli spalti devono essere state con tutta probabilità le più forti che si fossero mai sentite.
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Re: Mike "The Bike"
« Risposta #2 il: 25 Settembre 2012, 11:05:30 »
Nel 1978 Hailwood fece un ritorno straordinario alle corse per vincere al TT la Formula 1, aveva 38 anni.

Era già una leggenda, avendo vinto nove titoli mondali tra il 1961 ed il 1967.
Dedicò le sue attenzioni alle gare in auto e vinse il campionato europeo Formula 2 nel 1972 prima di passare alla F1; arrivò secondo al GP di Monza nel ’73 ma la sua carriera sulle quattro ruote subì un duro colpo l’anno successivo quando ebbe un incidente al Nurburgring.
Si ferì malamente una gamba e decise che era ora di chiudere con lo sport dei motori.
Eppure nel ’78 Mike tornò alle gare sul circuito stradale più famoso del mondo; non aveva corso in moto da sette anni e le ferite del Nurburgring ancora lo tormentavano.
Riusci a vincere con la Ducati la categoria F1, facendo registrare il record in gara e sul giro.
Il pubblico quell’anno era lì solo per lui; quando usci dall’ultima curva per andare a tagliare vittorioso il traguardo era uno sventolio corale di volantini del TT da parte del pubblico lungo il rettilineo finale.
Furono visti uomini adulti piangere di commozione per aver assistito ad una di quelle gare che rimarranno nella storia del motociclismo.
Tornò anche nel 1979 per conquistare la sua ultima vittoria (nella 500) prima di ritirarsi per sempre.
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Re: Mike "The Bike"
« Risposta #3 il: 25 Settembre 2012, 11:11:36 »
Nel 1968 la Honda annunciò la propria decisione di abbandonare ogni forma di attività agonistica, contribuendo in gran parte a mettere la parola fine alla brillante carriera del campione inglese.

Circolavano voci che Hailwood fosse stato ugualmente pagato dalla Honda anche per il 1968, purché non accettasse di correre con altre marche.
Difatti Mike disputò solo poche gare con le vecchie Honda rìmastegli, anche se piuttosto malridotte e praticamente sprovviste di ricambi.
Hailwood però accetta gli inviti, profumatamente pagati, degli organizzatori italiani che vogliono a tutti i costi il loro bravo duello Agostini-Hailwood per richiamare pubblico.
Quello stesso anno per il G.P. delle Nazioni a Monza il conte Agusta gli offre ancora la possibilità di guidare le MV.
Hailwood accetta ed effettua le prove; quando però gli viene detto che in gara dovrà dare la precedenza al suo ex compagno di squadra Agostini, si inalbera e all’ultimo momento passa a guidare la Benelli 500 che gli viene offerta dalla Casa pesarese.
Purtroppo cade lasciando al vittoria al Bergamasco.
Porterà in gara ancora la Benelli per altre gare durante la stagione, ma sono gare più per soddisfazioni economiche  che sportive, queste arriveranno verso fine stagione grazie alle sue Honda dove riesce in alcune gare ad imporsi nei confronti del rivale Agostini.
Nel ‘70 e nel ‘71 partecipa a Daytona nello squadrone delle BSA ma non ha fortuna e si ritira entrambe le volte, dopo essere anche caduto in prova.
Nel ‘71 gli organizzatori del circuito di Pesaro fanno sensazione annunciando la straordinaria rentrée di Hailwood con la Benelli 350, ma non c’è niente da fare contro la MV di Agostini, che vince questo ennesimo confronto.
Da sempre attratto anche alle quattro ruote dedica sempre più interesse alle gare di formula
Nel ‘72 è campione europeo di Formula Due e si distingue in seguito anche in Formula Uno con Lotus, Surtes e Mc Laren, ottenendo però risultati ben lontani dalle sue aspettative e a quelle ottenute sulle due ruote

Nel ‘74, al Nùrburgring, la sua McLaren esce di strada ed egli riporta gravi fratture alle gambe che lo indurranno ad abbandonare l’attività, dopo essersi trasferito in Nuova Zelanda.
Ma ecco che nel 1977, così come si era detto ad ogni inizio di stagione, si diffonde la notizia di un ritorno di Hailwood alle corse motociclistiche.
Complice Steve Wynne della Sport Motor Cycles Ltd. che gli fece provare una Ducati 900SS preparata da lui.
Mike Hailwood ne apprezzò talmente tanto l'assetto che decise di poter tornare a correre con una Ducati al Tourist Trophy dell'Isola di Man l'anno successivo.
La Ducati 900 NCR erogava una potenza di circa 87 CV, inferiore a quella della quattro cilindri Honda ufficiale di Phil Read, realizzata appositamente per conquistare il primo mondiale del Tourist Trophy.
Mike Hailwood riuscì ad imprimere un ritmo molto elevato sorpassando eroicamente anche il favorito al titolo Phil Read sulla Honda ufficiale e conquistando così sia la gara che il titolo mondiale.
Una settimana dopo Mike Hailwood si impose nuovamente a Mallory Park. Una vittoria Leggendaria, sicuramente una delle più affascinanti, conquistata dall’Inglese su Ducati 900 NCR, vittoria che valse anche il primo titolo del mondo per Ducati.

Si ripeté nel 1979 vincendo il Senior TT con una Suzuki, ultima vittoria per lui.

Morì il 23 marzo 1981 a Birmingham, insieme alla figlia Michelle, pochi giorni prima di compiere il quarantunesimo anno di età,  come spesso accade per ironia della sorte per chi ha rischiato la vita correndo sulle strade più pericolose del mondiale, in un incidente stradale che coinvolse la sua autovettura ed un camion che aveva effettuato una inversione ad U irregolare.
Viene da tutti ricordato come un pilota istintivo, forte e irruento, capace di grande adattamento, lontano dall’antagonista di sempre, Giacomo Agostini preciso e metodico, riusciva a supplire ad una inferiorità di mezzi con il suo innato talento.
Cosa che adesso, mi par di vedere, non sanno fare più  sm472
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Offline kermit

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Re: Mike "The Bike"
« Risposta #4 il: 20 Ottobre 2013, 00:44:19 »
beh... alex se sei cosi appassionato... non so se tu sai che puoi avere una simil replica...



http://image.motorcyclistonline.com/f/newsandupdates/122_0912_ncr_mike_hailwood_tt/26049374/122_0912_11_o%2Bncr_mike_hailwood_tt%2Bright_side_view.jpg

son sempre bruscolini per te.... 100.000 cucuzze!
Cerchiamo di lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato!

Triumph scrambler 1200
EM escape

Offline alex

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Re: Mike "The Bike"
« Risposta #5 il: 20 Ottobre 2013, 06:11:15 »
Sempre una Replica è... o ti puoi permettere l'originale o si lascia perdere.. almeno, a me le replica fanno tristezza  :SAD:
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Offline Valchisun

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Re: Mike "The Bike"
« Risposta #6 il: 20 Ottobre 2013, 08:09:48 »
La mia era quella giusta:




ed avevo pure il sotto carena limato come quella in foto!

 :baci:

Ktm Super Duke 1290 R

Offline Fulvio 55

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Re: Mike "The Bike"
« Risposta #7 il: 31 Ottobre 2013, 22:46:48 »
Quelli erano piloti! adoremus adoremus adoremus adoremus adoremus adoremus adoremus adoremus adoremus adoremus adoremus
avanti adagio....quasi indietro!