l'intero articolo da cui ho preso le dichiarazioni di Rossi.
http://dicostanzo.motocorse.com/blog/32120_Lanalisi_del_Dicos_sulla_gara_Motogp_del_Qatar.phpVe lo copio-incollo qui:
La gara d’apertura del Qatar ha interrotto il lungo inverno della Motogp, dove a farla da padrone sono state più le chiacchiere che i test. La gara è stata vinta da uno straordinario Jorge Lorenzo, alla guida di una formidabile Yamaha M1. Il binomio tra lo spagnolo e la casa dei tre diapason è stato abile anche nello sfruttare il calo improvviso di quello che era fino a quel momento il dominatore della prova: Casey Stoner. L’australiano ha patito non tanto il consumo dei pneumatici, ma la sindrome compartimentale che ha colpito il suo avambraccio destro.
Il Canguro Mannaro ha perso il primo round, ma la sua guida e la sua Honda hanno tutte le carte in regola per difendere e riconquistare il numero 1. Al di là del risultato, Jorge e Casey sono gli autentici fuoriclasse dell’attuale Motogp. Diversi nello stile di guida, entrambi efficaci in pista. Spaziali!
Terzo incomodo, ma secondo sul podio, è Dani Pedrosa. Il pilota di Sabadell, alla faccia di prove e qualifiche opache, ad un certo punto ha rischiato anche di vincere. Come spesso accade quando si tratta di gettare il cuore oltre l’ostacolo, però, soffre l’azione dell’avversario. Certo ha vinto la sfida con l’avversario del box, ma è stato anche agevolato dai problemi di quest’ultimo.
Per quanto possa essere un pilota veloce, reputo Pedrosa non ai livelli di Jorge e Casey.
A Jerez avrà la possibilità di smentirmi.
La sfida in casa Tech 3 ha visto la M1 di Cal Crutchlow giungere davanti a quella di Andrea Dovizioso. Il ragazzo di Forlimpopoli è il primo degli italiani al traguardo; tutto sommato non è andata male, perché è alla prima gara in sella alla Yamaha.
Sapete, Cal lo vedrei bene in sella ad una Ducati…..Al sesto posto troviamo la prima Ducati, la ufficiale di Nicky Hayden.
Il week end dell’americano è stato più che positivo, perché nella veste di seconda guida, è sempre stato tra i primi sei; il risultato premia la sua professionalità.
Non sarà un fenomeno, ma ha cuore, grinta e voglia di fare. Qualità molto apprezzate a chi ama il motociclismo, che gli permettono di camminare a testa alta nel paddock.
Settima piazza per Alvaro Bautista, con una Rc 213 V del Team Gresini.
A prescindere dal piazzamento, da Alvaro mi aspettavo di rivedere quell’aggressività che divenne nella parte finale della stagione 2011 il suo marchio di fabbrica. Forse ancora deve prendere le misure della moto dall’ala dorata.
Il debutto del campione in carica della Moto 2 Stefan Bradl lo giudico positivo.
Il tedesco non ha patito nessun timore reverenziale ed in sella ha mostrato un talento che lascia ben sperare per il futuro. Cecchinello ha nel box un puledro di purosangue; se saprà domarlo, Stefan farà andare la sua Honda davvero forte.
Nono è Hector Barberà, che guida la Ducati che Rossi ad inizio anno scartò perché non gli piaceva. Lo spagnolo, messo qualche adesivo sulle carene per renderla più bella almeno allo sguardo, insieme al genio dei tecnici della squadra Pramac, in terra araba è riuscito a trasformare il suo anatroccolo in un cigno più veloce della moto di Valentino. Certo sarà bravo nello sfruttare le scie, i suoi sorpassi saranno un po’ troppo sorpassi, ma il buon Hector agisce nei limiti del regolamento, e soprattutto non si lamenta. Pretendere da lui di più, sinceramente, lo trovo fuori luogo.
Arriva al traguardo decimo, dopo 33 secondi, Valentino Rossi, quello che a detta di Cereghini sta facendo un altro lavoro rispetto ad Hayden. In effetti a noi questo lavoro non è sfuggito.
L’anno scorso, dopo che la Ducati aveva sfornato cinque nuove versioni, coloro che girano attorno allo star system Rossi, giustificarono con giudizio inappellabile che la sua debacle era frutto del telaio monoscocca in carbonio che non telaiava come quello di una moto giapponese.
Sempre per le stelle del sistema Rossi, la soluzione del motore portante non portava a nulla di concreto.
Lasciamo perdere il paragone con Stoner, perché oramai inutile, ma quando becchi puntualmente come minimo 1,5 secondi dal riferimento, anche i somari sanno che non può essere tutta colpa del telaio. Nessuno di questi astri ha messo in discussione che forse era anche colpa del pilota; anzi chi si permetteva di farlo notare, veniva accusato di lesa maestà.
Tralasciamo le polemiche invernali, arriviamo alla gara: Rossi la moto è stata fatta come voleva? No? Allora perché ha dichiarato: “La moto è bellissima , in Ducati hanno fatto un gran lavoro in pochissimo tempo…..Finalmente riesco a guidarla e a divertirmi. Adesso mi sento più sicuro, posso finalmente frenare come mi piace e impostare le mie traiettorie: non a caso ho fatto più di 40 giri senza commettere nemmeno un errore. Inoltre, è molto sensibile alle regolazioni. Credo che quando provi una nuova moto, il buon giorno si veda dal mattino: è stata una bella mattinata”. Facile cambiare idea, specie se comodo per sottrarsi dalle proprie responsabilità.
Non era stesso lei signor Rossi a dire che gli altri cercano scuse e sono bugiardi quando sottolineano che vinci solo perché hai una moto migliore? Cos’è poi il modo di delegittimare quanto fatto dai suoi colleghi di marca? Barberà l’ha sorpassato in un modo molto meno irruente rispetto a tanti suoi sorpassi spacciati in passato per “magici”.
I conti si fanno la domenica? Hayden senza essere la prima guida, s’impegna, lotta e le arriva davanti. Non conta? Il suo modo di delegittimare la squadra si scontra con il suo pensiero: per lei era chiara ed evidente l’importanza del pilota nello sviluppo di una moto da corsa, nella sua messa a punto, nella sua prestazione in gara, giusto? Allora perché cerca di discolparsi dicendo che lei non essendo un ingegnere, si limita a dare solo indicazioni? Non sono di sicuro affari miei, ma se non è in grado di fare la differenza, perché pagarla di più? Non era stato lei ad accettare la sfida Ducati come parte importante della sua carriera? Ha cambiato idea? Bene, ma almeno si assuma le sue responsabilità. Vedete io non ho nulla contro Rossi. I fatti, piaccia o non piaccia, sono questi.
Ho molto, invece, contro lo star system che gli gira attorno. Star system, che per carità è legittimo. Non condivido però le azioni di quanti in passato hanno, pur di rendere più luminosa la stella principale, oscurato altre stelle. A questi personaggi non è importato nulla che dietro quegli astri c’erano delle persone, degli uomini.
Piloti stranieri o italiani, se di ostacolo anche minimamente al luccichio della divinità, sono stati massacrati dal punto di vista massmediatico, a discapito anche della verità.
Nello sport, però, come nella vita, quando lanci certi boomerang, prima o poi, australiani o meno, ti tornano indietro.
Si è tentato di trasformare il motociclismo nel calcio, dove vi sono fazioni di tifosi che si contrappongono. I toni accesi utilizzati hanno inasprito l’ambiente.
Si diventa filo-italiani meramente per convenienza, non per amor di patria.
Si è arrivati a screditare un campionato del mondo, quello riservato alle derivate di serie, pur di dire “il mio è più bello”.
A mio avviso è arrivato il momento di dire basta ad un certo modo di stravolgere il motociclismo.
Da che mondo è mondo, chi ama le competizioni su due ruote, rispetta tutti i colori di coloro che scendono in pista.
I piloti sono come dei cavalieri con un’unica bandiera, quella della passione, che lottano, rischiando la propria vita, per arrivare con il loro cavallo il più lontano possibile, all’inseguimento di un sogno.
C’è chi sogna la vittoria, c’è chi sogna semplicemente l’esserci, ma la gloria e gli onori sono di tutti. Ognuno, poi, può preferire per lo stile di guida un cavaliere all’altro, oppure può essere legato ad un marchio rispetto ad un altro.
Il tifo becero, però, non è mai appartenuto a chi vive un sentimento puro come l’amore per le moto.
Un certo star business ha cercato di minare questa filosofia. Ha dimenticato, però, che con i soldi puoi comprare forse il cervello, ma non il cuore.
Ultima delle Motogp è la M1 di Ben Spies. L’americano quest’anno non può sbagliare. Deve dimostrare tutto il suo valore, specie se guida una moto competitiva come la Yamaha.
In Qatar è apparso troppo nervoso. Certo ha corso con forti dolori, ma se cade spesso in prova la colpa è solo sua.
Sulle Crt non scrivo nulla, perché le trovo semplicemente fuori luogo. Non sono derivate di serie, non sono dei prototipi veri e propri, che “bip” sono?
Mi è piaciuta molto la telecronaca di Giulio Rangheri. Ha dimostrato una competenza ed un’attenzione per i dettagli tecnici eccezionali. Senza urlare, ma con classe e preparazione, “Giulione” è stato perfetto. La coppia Meda-Rangheri mi piace.
A furia di andare in fuori giri, si rischia di sbiellare….D’accordo che il motore è nuovo, però per alcuni meglio non andare nella zona rossa….Marco Lucchinelli, forse memore d’essere stato in passato apostrofato come cavallo pazzo, ha detto che Rossi si sta “biaggizzando”…..Dico io, dopo sette anni, ancora a parlare di Biaggi? Direi magari! A 41 anni è ancora gagliardo e vincente in moto. Paolo Beltramo, che quando vede Rossi ha una apparizione mistica, non si capacita di accettare il fatto che Rossi sia arrivato ultimo tra le Ducati.
Epico il saluto di Rossi al solo Cereghini tra quelli presenti in studio che amano girare fuori.
Ecco, Cereghini: è il primo a pronunciare la parola divorzio tra la Ducati e Rossi.
No cari miei, non funziona così: ha voluto la bicicletta? Ora pedalasse!