Sembra la stessa corsa da qualche anno a questa parte, ma mi sembra che la Dakar 2012 abbia in sé alcune caratteristiche che la rendono “nuova”, nella formula e nei contenuti.
- innanzitutto c’è la KTM. Da quando nel 2011 minacciò di non partecipare, protestando contro la limitazione a 450cc, per poi stravincere, si presenta in forze (migliori piloti, migliori moto, migliore struttura organizzativa e maggiore presenza assoluta). Il che non è una novità, ma indubbiamente la gara cambia in modo radicale se la corsa è un inseguimento a due lepri.
- non è più un percorso ad anello come ci avevano abituati da quando la gara si è portata nel nuovo continente. Il che offre maggior fascino anche se comunque il tutto è sminuito dal fatto che ogni tappa prevede ancora una buona metà di asfalto nei trasferimenti.
- la 450 sarà obbligatoria anche nella Marathon, quindi scomparsa definitiva delle maxi. Il che chiude decisamente un’era dove la differenza poteva farla proprio il saper dominare quei mostri velocissimi. Via irreversibile che ci priverà senza ritorno (?) della Regina indiscussa, che prima ebbe il marchio Yamaha, poi Honda, e infine si chiamò Adventure.
- sarà quasi certamente l’ultimo anno di quella strana meraviglia che è la Aprilia bicilindrica. La Giofil è rimasta sola nell’impegno e porta in gara la moto dell’anno scorso con poche modifiche, ad organico ridottissimo. Abbandonato subito, causa i pessimi risultati, il tentativo di adottare il motore in configurazione motard, quello che hanno provato al Pharaons con esiti non proprio confortanti.
- si diffondono le moto a iniezione, anche se la Yamaha è stata preferita ancora in versiona carb per via della eccessiva giovinezza del progetto iniettore.
- la Yamaha è poi la seconda forza in gioco: oltre alle ufficiali e quelle dei privati, corre in sostanza anche con le Sherco e la GasGas, che altro non sono che WRF con adesivi diversi. Con una di quelle c’è Laia Sainz, per sfatare di nuovo il mito che un trialista ha il polso bloccato. Singolare che l’onere/onore spetti a una donna.
- misteri su come si comporterà Husqvarna. Se il marchio è in piena aggressione nel WEC, qui pare si sia presentata con una BMW imbellettata e rivisitata dalla Speedbrain nei punti progettualmente deboli, forcellone, leveraggi e qualche componente del kit. Oltretutto, il pilota di punta è Fretignè, che sarebbe una garanzia se non si fosse rotto due volte in un anno, cosa che gli ha fatto saltare la Dakar dell’anno scorso e che lo vede alla partenza di questa attuale ocra tenuto con il biadesivo.
- nonostante la cilindrata ridotta, quest’anno peserà molto l’affidabilità. Nel senso che il cambio dei motori si pagherà caro: 15’ la prima sostituzione, 45’ la seconda e per il terzo cambio arriva una botta di ben 2 ore. Per cui sarà interessante vedere come ha lavorato anche in questo senso la KTM, che l’anno scorso vinse, ma cambiò motori come Coma cambiava i calzini.
- Gli italiani che in qualche modo scrissero pagine “di gloria” nella corsa originale sono praticamente scomparsi. Con velleità di media classifica rimangono solo Ciotti con la Rieju, Zanotti (passato alla TM) , Botturi con una KTM privata (Team Bordone) forse Mancini con l’altra Aprilia-Giofil e poi uno stuolo di privati.
E adesso stiamo a vendere. La seconda tappa ha parlato già più chiaro: i soliti 2 (Coma e despres) 2 minuti e mezzo davanto al Chaleco. Quasi una noia da gara di Formula 1...