Oggi vi racconto di un ragazzo come tanti. Non proprio come tutti, ma come quelli, tanti appunto, cui ci accompagnamo nei nostri giri per mule e sterri, come quelli che incrociamo e che tanto volentieri spengono la moto per scambiare due chiacchiere, regalandoci sempre la sorpresa nel riscoprire che metti due motociclisti insieme, che non si sono mai visti, che non hanno mai conversato né si sono scritti, e parleranno delle stesse cose, ed esprimeranno le medesime sensazioni, così come per magia.
Per la verità non è proprio un ragazzo. Ha la sua bella fracca di anni, una famiglia e un lavoro avviato che coi tempi che corrono si tiene stretto azzannandolo coi denti come un pitbull su una chiappa di un vescovo. Ma è anche uno che ricorda, e che ricordando sospira. Si, perché una volta, tanti e tanti anni fa, aveva i capelli, una ragazza bionda con gli orecchini color fragola, qualche migliaio di lire in tasca e una SWM 125.
Bene, sui capelli ha messo da un pezzo la fatidica pietra, la ragazza dai lunghi capelli biondi gli passa rare volte nella mente come un ricordo bello e spensierato che scalda come il sole a primavera, ma la SWM gli brucia dentro ed ogni primavera la finestra aperta dell’ufficio, la strada del centro, la piazza dell’aperitivo rimbombano al canto di cilindri e terminali, aprendo una ferita che nemmeno pensava potesse avere, un tempo, aperta quando vendette la sua adorata saltafossi per dedicarsi all’università, al lavoro, alla famiglia, a fare insomma tutte quelle cose che ti accompagnano mentre cresci e ti condizionano fino. Fino al giorno in cui te ne accorgi.
E ti incazxi come una mangusta.
E proprio questo accadde, poco tempo fa, al ragazzo di questa nostra storiella. Si accorse del valore delle cose coltivate per anni, si gratificò intimamente per la dedizione con cui le aveva portate avanti nonostante… nonostante la vita. Ma decise anche che da allora in avanti avrebbe rialzato la testa, e che quella testa avrebbe calzato nuovamente un casco.
Per cui, qualche settimana prima di Natale, decise che un regalo, quell’anno, l’avrebbe fatto anche a sé stesso. Iniziò a tornare a casa a sera qualche minuto più tardi, non di più. E per rientrare non faceva più il percorso usuale, quello appena più lungo ma con meno traffico. Il suo TomTom ormai registrava tracce strane, deviazioni e arzigogoli ogni giorno diversi.
Il ragazzo, tra neve, piogge e vento freddo, visitava un concessionario a sera, riprendeva a respirare l’ambiente, si informava, chiedeva, guardava e si meravigliava. Stava segnando il proprio destino, gli correva incontro dritto e deciso, per quanto inconsapevole.
Un giorno scelse, e lasciò un acconto. Provò quasi soddisfazione davanti ai propri cari basiti. Finalmente li aveva stupiti. Molte volte aveva laconicamente registrato come, per cose che avrebbero dovuto meravigliarli, loro dessero per scontato quel che era e quanto facesse.
Tornò dalla prescelta, staccò con una strana emozione l’assegno per il saldo, e insieme appose la firma al proprio destino.
Casco ben allacciato, e luci accese anche di giorno, dice il Nico, e lui così fece. Ingranò la prima ed uscì dal piazzale. Verso il destino.
Sorrideva, il ragazzo. Aveva un mondo ristretto, angusto, ma suo. Quant’era che non gli capitava più? Quel mondo era il suo nuovo destino, ma questo lo sappiamo solamente noi. Lui si limitava a sorridere e ad andarci dritto contro.
Azzardò, una domenica gelida di metà dicembre, la sua prima uscita sui colli vicini a casa. Poche ore, in modo da essere a casa per pranzo. Ma quell’aria limpida, le creste tanto nitide nel sole, quel profumo di Natale che anche i pini sprigionavano e l’odore della terra gli rubarono un singhiozzo gioioso nel casco, restituendogli non i capelli, né la ragazza bionda, ma quel che era ed aveva sepolto quando il mondo aveva deciso che fosse abbastanza cresciuto per essere grande. Il bagliore di un desiderio l’illuminava dentro: condivisione!
Certo che.. quanta strada ha fatto la tecnologia in pochi lustri! A guardarle passare mica ci si rende conto! Quanto era diverso il suo Sachs, quasi rudimentale ora, guardando l’intrico di tubi, cavi e staffe che si stagliava sul prato color caffelatte, bruciato dalla brina. Un pensiero che l’avvicino di un abbondante Parsec al suo destino, con accelerazione inimmaginabile.

In cima ai risultati, una discussione. La lesse. Il suo destino pulsava vita propria. Aprì altre pagine. Poi si illuminò. Fece richiesta di attivazione di un account.
smel Nuovo Amico! Non lo sapevi, ma siamo il Tuo destino! Grazie per esserti unito a noi. Uno di noi. Bello!
ecco il nostro Alex come lo conosciamo!

ora però proporrei una cosa:
tutto ciò che è racconti, poesia, lo inserirei in un topic chiuso, di sola lettura, per dar modo ai nuovi iscritti di poterlo leggere evitando di seppellirlo sotto mucchi di altri post, e permettere ai "vecchi" di poterli rileggere di tanto in tanto.