La Paris-Dakar era nata come una gara alla buona tra amici, contava il senso dell'avventura di quei piloti improvvisati e, soprattutto, sapere trovare la strada in mezzo alle dune del Sahara, spesso era in gioco la stessa vita del pilota, poi, poco per volta, le case motociclistiche annusarono il bussiness, ed iniziarono ad entrare, massicciamente, con moto e piloti ufficiali, avevano capito che era piu' importante vendere il senso dell'avventura che non le moto stesse, ancora adesso, dopo piu' di trent,'anni, le moto piu' vendute sono figlie di quei tempi, serbatoioni giganteschi e guida da fuoristrada, la Parigi-Dakar ha lasciato un segno profondo nell'immaginario collettivo del motociclista, si compra l'avventura con due ruote attaccate, poi chissenefrega se con quella portaerei piena di valigie e bauletti ci si va soltanto al bar, quello che appaga e' la voglia di scappare dalla moglie e dalla routine di tutti i giorni, quello e' il vero Lago Rosa del Senegal alla portata di portafoglio, quelle sono rimaste le vere moto della Dakar, bicilindriche ipertrofiche con serbatoi da 65 ed oltre litri, di quelle di adesso, delle 450 da cross che corrono nella lettiera del gatto di qualche principe saudita, non frega piu' niente a nessuno, oramai si compra soltanto piu' l'immagine che fa' tanto " da motociclista" , l'avventura un tanto al chilo, per via che fa tanto status symbol, completo in tinta con la moto compreso, ma c'est la Dakar...