Bravo gianga, impennare con quel polmone dell'XL 125 non doveva essere facile.
Il Valchi mi ha fatto dissotterrare antiche memorie.
Nella metà degli anni '70 imperavano le moto da regolarità, ed i 125 erano il mio sogno di ragazzino alle superiori, non ancora in età da permettersele. Davanti alle scuole c'era un lungo rettilineo che serviva di fatto solo gli istituti, per cui privo di traffico e lì, davanti all'intera comunità scolastica affacciata alle finestre, si consumava il festival dell'impennata. Quasi tutti 125, quando all'orecchio esperto arrivava il sound di motori più grossi, 250 e oltre, erano brividi e rispetto per chi possedeva quei mostri e li guidava, tanto più impennando. La maggior parte erano naturalmente della cilindrata dei sedicenni: le amatissime KTM, le più diffuse, seguite dalle SWM. Tutte le altre: Puch, Ancillotti, Maico...erano sporadiche apparizioni, almeno da noi. Qualche Zundapp di cui ricordo ancora il suono argentino e tintinnante, ma poco scelte per via della minore potenza soprattutto. Le Fantic erano diffusissime, ma per i 50ini. Certamente il "regolarista da città" preferiva le due marche con gli acronimi a tre lettere, la stessa tipologia di utilizzatori che qualche anno più tardi avrebbe parcheggiato le Tenerè dagli enormi serbatoi in centro città

I regolaristi veri vivevano e vincevano qualche decina di chilometri più a Est.
Dunque da ragazzino ho iniziato ad invidiare gli impennatori per la loro abilità e le cavalcature. Qualche anno più tardi (secoli per la misura del tempo di un ragazzino) ho cominciato a correre nel cross con un TGM 125 ed ero tutto impegnato a cercare di imparare ad andare sulle piste, dove le impennate poco servivano. Sono rientrate nella mia vita dalla porta di servizio, quando durante le vacanze estive ho ritrovato dopo mesi di assenza i miei compagni di scorribande, che nel frattempo erano diventati impennatori seriali a bordo principalmente di Ciao più o meno elaborati. Per stare in compagnia dovevo procurarmi un ciclomotore e in breve tempo. Ciao non ce n'erano disponibili, per cui ripiegai su un Bravo blu aviazione che comprai nuovo da uno che li vendeva nel suo negozio di elettrodomestici! Logiche di paese...dove non c'era la possibilità di scelta delle grandi città e spesso i negozi erano un po' da "tacchi, dadi e datteri". Me ne esco con questo oggetto poco diffuso, completamente di serie e più pesante degli altri e comincio a sentirmi a disagio ed invidioso, perchè nei trasferimenti i miei amici mi sverniciano ma soprattutto se ne vanno in giro su una ruota per tratti lunghissimi...Urge correre ai ripari, abito in campagna ed una sera dopo cena me ne sto un paio d'ore a provare, finchè riesco a fare un po' di metri su una ruota e me ne rientro soddisfatto. Da lì è progressione, finchè divento "maestro d'impennate" percorrendo qualsiasi distanza voglia, curve comprese, senza mai ribaltarmi o rischiare di farlo, a differenza di Lamberto

grazie al provvidenziale freno posteriore la cui leva al manubrio stà sempre sotto due dita pronta all'uso.
Ero comunque giovane e stupido (ora non sono più giovane

) e per scommessa e perchè ormai non sapevo più cosa inventare, ho cominciato ad impennare anche con una mano sola, per cui addio dita sul freno e a quei tempi non si usava il casco...E andata bene, vah.
Nel 1985 compro una Yamaha XT e qualche impennata la faccio, ma non mi sento sicuro, è grossa e pesante, ha tanta coppia per cui viene su in fretta e quasi bruscamente, il freno è a pedale e ha pure il bauletto. Cosa c'entra? In tutta la mia vita ho sempre impennato in piedi sulle pedane, probabilmente anche perchè mi dava più sicurezza psicologica nel caso dovessi "abbandonare la nave"

ma con l'XT non era una posizione confortevole ed impennare da seduto col bauletto che mi avrebbe bloccato in posizione in caso di guai e ancora senza casco...Insomma ho chiuso lì la mia carriera di impennatore, con una sola particolare eccezione.
Ad inizio anni '90 mi ero rimesso a fare gare di cross, ad un livello più basso e con meno impegno, perchè la passione c'era ancora e mi divertivo, le impennate le avevo seppellite nei ricordi passati da anni, finchè in una di quelle giornate in cui ti senti a posto e tutto viene facile, ero in testa per distacco nella mia manche di qualifica, avevo tutto il tempo, per cui, esco dall'ultima curva, lenta, ed in modo naturale mi viene da impennare il mio Suzuki 250, rigorosamente in piedi sulle pedane

e mi faccio tutto il rettilineo di arrivo, buche, sassi...Vecchi riflessi tornati a galla. Quando arrivo ricevo un sacco di complimenti, ma quello che veramente è stato bello fu quell'istinto che credevo passato e invece tornato fuori e quella sensazione di meraviglioso equilibrio che provi solo in quelle occasioni. Ancora me lo ricordo con piacere.
Da allora le occasioni per tornare ad impennare le ho avute, ma sfruttate poco e male, non ho l'istinto dell'impennatore e ho bisogno di esercitarmi ma non ho più avuto il tempo per farlo, per cui mi ci vuole un po' di allenamento. Tornare ad impennare come si deve è una delle cose che vorrei fare prima di diventare troppo vecchio per farlo

la moto da trial mi faciliterebbe e spero il prima possibile di tornare ad avere il tempo per provarci perchè è sicuramente una delle cose che dà più gusto ad un motociclista.