Può essere interessante (ma non è obbligatorio

) sapere che quel piccolo capolavoro di follia ingegneristica non è nato per mano italiana in tempo di pace. E chi sarebbe andato a crearsi problemi proprio su un muro di arenaria, con tutti i valichi a disposizione nella zona?
Furono invece gli austriaci, sul finire della I Guerra Mondiale, ad avere la necessità di realizzare quella strada di collegamento tra la bassa del Piave (si vede che avevano fretta di prenderle sode

) e la Valbelluna.
Gli ultimi 100 metri di dislivello, infatti, sono letteralmente verticali.
La soluzione venne adottata dal tenente colonnello Nikolaus Waldmann, comandante del Gruppo costruzione strade (Straßenbaugruppe) della VI armata austroungarica con sede a Vittorio Veneto: si dovevano ricavare gli 800 metri di sviluppo stradale, per ottenere una pendenza del 10%, scavando nella roccia sei tornanti in tunnel, con un raggio di 10 m, per i grossi traini di artiglieria a cavallo o con trattrice a motore. In fase d'opera venne eliminato un tornante, aumentando leggermente la pendenza tra due tunnel. In questo tratto carreggiabile lavorarono contemporaneamente fino a 1400 operai, divisi in due turni che coprivano l'arco delle 24 ore.
Il motivo?
Semplice: il Colonello Waldmann ebbe da suo Stato maggiore ben... 3 mesi di tempo per completare l'opera. Che ancora oggi in zona, anche se in realtà ci volle quasi un mese in più, è anche conosciuta come "La Strada dei 100 Giorni".
Però trovò anche il tempo di farsi una foto...

E immportalò anche la strana manovalanza reclutata all'epoca. D'altronde non c'era altro di disponibile... prigionieri russi e... donne locali.
