Sono indubbiamente tutti dei gladiatori, quando vedo le cicatrici che hanno sugli avambracci per le operazioni subite per tentare di risolvere la "sindrome compartimentale", cioe' l'indurimento degli avambracci, io quelli li vedo proprio come dei predestinati alla sofferenza, ma per loro, per la loro voglia di correre, anzi di vincere, quello gli fa' superare sofferenze indicibili, e lo stesso vale per quando corrono dopo avere subito un'operazione appena pochi giorni prima, la fame del podio credo che sia una specie di droga, mi ricordo di Carl Fogarty, probabilmente la sua trance agonistica lo portava a non sapere nemmeno che stesse usando una moto, voleva vincere e basta, il "come" non lo riguardava. Visto dal di fuori, possiamo fare ogni genere di commenti, cerchiamo di avvicinare il loro mondo, ma quello che provano, che hanno nella testa e' una cosa loro e soltanto di loro, il pilota e' una cosa strana, un'anomalia, bisogna vederli correre dal vivo, di cosa sono capaci. Fa' impressione, sul serio.